La via più semplice per avvicinarsi al mito? Interpretarlo, naturalmente.
Yasumasa Morimura (Osaka, 1951) pone alla base della propria ricerca artistica la contrapposizione dell’essere al voler essere, proponendosi come originale autentico intravisto grazie a una copia dettagliata. Di fatto, la più reale parodia della realtà. Una sfida che, fin dalla notte dei tempi, affascina la mente umana, un mondo di maschere esteticamente assordante, provocatorio quando invade i confini invalicabili del mito. Un mix di ruoli talmente affascinante da incantare e intrigare gli spettatori dei due universi mentali esistenti, senza distinzione o preferenza, orientale e occidentale.
Con la celebre serie
Self-Portrait as Art History (1985), riproduzioni teatral-fotografiche di quadri fondamentali per la storia dell’arte occidentale eseguiti da
Leonardo,
Rembrandt,
Manet,
Van Gogh, l’eclettico performer giapponese fu in grado di riportare il mito e la storia nel presente.
L’attenzione dell’artista, tuttavia, non si rivolge solo alla storia, ma al concetto sociale di icona, di immagine come soggetto percepita e fissata dal pubblico, proposta nei progetti
Psychoborg e
Self Portrait as Actress-M’s Self-portrait, in cui reinterpreta le star del Novecento, da Madonna a Michael Jackson. Una quindicina di opere, ospitate negli spazi della galleria Ca’ di Fra’, si presentano come un riassunto magico dell’operato dell’artista, che propone fotografie, il maggior numero in bianco e nero, a soggetto femminile.
La maschera, uno scudo sociale che si apprende fin dall’infanzia e che portiamo avanti nel corso di tutta la vita, cercando con ostinazione di toglierla agli altri, grazie a Morimura diventa lo sfondo opaco di un gioco di specchi tra l’originale e il riprodotto, tra il reale e l’illusione del “vorrei”. Una trasformazione totale, che porta l’artista a confondersi con l’oggetto stesso dei suoi ritratti, complicando ogni piano precostituito. Si spinge oltre il limite e ci invita a fare altrettanto, confondendo anche i sessi dei personaggi, in un’alternanza uomo-autore/donna-personalità che intriga l’osservatore, insinuando un platonico sospetto che forse, in un tempo lontano, eravamo davvero una cosa sola, un intero perfetto.
Un incontro con uno dei più versatili artisti orientali, un momento adatto per pensare, indubbiamente sorridere, interrogando le nostre maschere, così come la sua incredibile abilità.