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fino al 14.II.2011 | Museo privato | Echakhch | Kopystiansky | Bergamo, Gamec

di - 22 Dicembre 2010
Potrebbe apparire
particolaristico il taglio de Il Museo
privato
. L’ampia mostra della Gamec raccoglie infatti opere dalle
collezioni private di Bergamo e dintorni, ma il risultato è di rilievo.
Innanzitutto perché tali collezioni si rivelano ricche di opere di tutto
rispetto dei maggiori artisti italiani e internazionali. E poi perché
l’orchestrazione di Giacinto di Pietrantonio è, come d’abitudine nelle sue
curatele, stimolante proprio perché fantasiosa e libera.

Ulteriore punto
a favore, positivo anche per il pubblico meno esperto: la rassegna funziona
come un bignami dell’arte contemporanea internazionale. Sono pochi i grandi
nomi mancanti, e le opere sono tutte di livello. Con un approccio misto tra il
cronologico e il tematico, sfilano 180 opere, in un percorso che è qui
possibile riassumere solo per brevi flash. Citando ad esempio l’installazione
di Richard Long, una grande scultura
di Allan McCollum, un grande dipinto
di Schifano, le pelli di maiale di Wim Delvoye e i collage fotografici di Patrick Tuttofuoco. Ma la sala migliore
è certamente quella che raccoglie, fra l’altro, Love saves life (I musicanti di Brema) e Il super noi (Milano) di Cattelan,
una scultura di Murakami, un
assemblaggio di Anna Galtarossa e
opere di Cuoghi, Arienti, Roccasalva e Carrubba.

Lo Spazio Eldorado
accoglie tradizionalmente proposte interessanti e allestimenti caleidoscopici,
tra i migliori dell’intera attività del museo. È il caso anche di Le rappel des oiseaux, personale di Latifah Echakhch (El Khnansa, 1974;
vive a Martigny), seconda mostra in corso. L’esposizione, in due sale, è
concepita come un’unica grande installazione; come uno spazio di
socializzazione indotta, tra le singole opere e tra esse e i visitatori,
“scritto” con un linguaggio democratico ma chiaro e deciso.

I riferimenti alla
provenienza dell’artista sono disseminati come indizi, ma non implicano una
lettura deterministica. La condizione descritta è più universale, densa di
possibilità progressive ma anche di un’inquietudine strisciante. Tra i lavori, Gaya (E102) Horizon “incornicia”
l’esposizione: una linea disegnata con colorante per cibo che abbraccia tutto
l’allestimento. Di cornici si tratta anche nel caso dei Frame, ma
stavolta di cornici vuote, ovvero di tappeti da cui sono state tagliate le
parti centrali. Stoning, installazione di pietre a metà tra Long e
Durham, declina la lapidazione in salsa neoavanguardista; la macchia di
inchiostro di Untitled (Sepia) evoca un ignoto incidente che macchia il
corpo della mostra come il sangue macchierebbe il corpo umano; Le thé de
Saïd
letteralizza la dialettica ricercata dall’intera mostra, mettendo in
dialogo interno ed esterno del museo.

Infine, la
terza mostra, una raccolta di quattro video del duo formato da Igor & Svetlana Kopystiansky (Lvov,
1954; Voronez, 1950; vivono a New York e Berlino). In opere dalla poetica non
del tutto originale ma comunque interessanti, decostruiscono capolavori di Hitchcock, Antonioni, Bergman e Godard alterando la sequenza, ripetendo
le scene o sdoppiando l’immagine.

stefano
castelli

mostre visitate
il 5 ottobre 2010


dal 5 ottobre 2010 al 14 febbraio 2011

Il museo privato

a cura di Giacinto di Pietrantonio e Maria Cristina
Rodeschini

dal 5 ottobre 2010 al 9 gennaio 2011

Latifah Ekhakhch – Le rappel des oiseaux

a cura di Alessandro Rabottini

dal 5 ottobre 2010 al 14 febbraio 2011

Igor e Svetlana Kopystiansky – Opere video

GAMeC –
Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea

Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo

Orario: da
martedì a domenica ore 10-19; giovedì ore 10-22

Ingresso:
intero € 6; ridotto € 4

Info: tel. +39 035270272; fax +39 035236962; www.gamec.it

[exibart]

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  • Questo lo dici Tu che non esistono luoghi di confronto; ad esempio potresti tranquillamente aderire alla richiesta fatta da Rabottini e convenire con egli un luogo specifico in cui il confronto possa avvenire.
    Un luogo significativo a mio giudizio, potrebbe anche essere la sede di ViaFarini (che , a quanto capito, riceve spesso le tue reprimende). Senza nessun sentimentalismo, con una posizione chiara intorno al tema "sistema" da parte tua (quelle che hai sempre sostenuto in questo spazio e nel tuo blog) e da parte di Rabottini; il tutto, ti suggerirei, (naturalmente in accordo con il Rabottini) magari accompagnato da una ripresa audio video dell'incontro da pubblicare in questa Rivista oppure altrove, a Vostra insindacabile scelta. Sarebbe secondo il mio parere un interessante evento sopratutto per chi anche frequenta questo spazio e te lo dico senza interesse ne sentimentalismi,
    Aggiungeresti infatti alla tua visibilita' del Blog quella di maggiore spessore costituita da uno specchiato confronto alla luce del sole e su un argomento riconosciuto da tutti spinoso;
    Ti saluto Rossi.

  • @mache: a mio parere la mia visione è normale, direi che è l'uovo di colombo. Nessuno trema perchè a nessuno frega più di tanto.

    @marras: rabottini non mi ha più risposto, ti stai sbagliando: io ho proposto un confronto aperto. Andrebbe bene Viafarini.

    @X: Rabottini sarebbe un tassello significativo. L'idea è venuta perchè Rabottini ha rilasciato un 'intervista sul sistema italiano ad una rivista francese. Ho sempre cercato di proporre un visione delle cose e parallelamente un confronto con altri (lissoni, di pietrantonio, cavallucci, di veroli, cura magazine, pietroiusti, ecc ecc).

  • non c'è una sola cosa su cui vada d'accordo con Alessandro Rabottini, neanche lui presta la minima considerazione a quel che faccio io, anzi non lo guarda proprio...detto questo non mi sognerei mai di mancare di rispetto alla privacy di uno scambio epistolare.

  • @giampaolo abbondio: dal momento che lo scambio epistolare non era lesivo per nessuno, mi sembrava significativo presentarlo. Ma Caro Giampaolo la risposta più significativa è il vuoto che sta dopo la mia ultima e-mail: la NON risposta di Rabottini. Non le prime su cui ti sei concentrato. Ma vedi, non c'è malafede da parte di nessuno (spero). C'è una forma di menefreghismo e apatia che pervade il "migliore" sistema.La posta in gioco è troppo bassa. In italia per l'arte contemporanea non c'è pubblico, e certi operatori fanno il minimo indispensabile con l'occhio teso alla scena internazionale. Significativo che Matteo Rubbi (che farà una personale in marzo alla Gamec di Bergamo diretta da Di Pietrantonio-Rabottini) sia della stessa Bergamo... (e abbia studiato con il solito e bravo Garutti). Nessuno dice nulla perchè non c'è opinione pubblica interessata e con strumenti per leggere il contemporaneo. Tutti pensano le cose che scrivo ma nessuno le dice sperando che l'istituzione X, in questo caso la Gamec, un giorno, possa invitarlo per il suo PROGETTO. Semmai l'ennesimo progetto omologato...

    L'ultima mostra che hai presentato di Basilè non era male. Ma nel senso che riprendeva una tradizione anni 90 (viola, sherman, ecc). In Italia l'offerta tende ad abbassarsi per andare incontro ad un pubblico analfabeta. Quindi l'arte diventa un accessorio spuntato e rassicurante, un buon complemento d'arredo (vedi ultimo padiglione italia). Questo pone le gallerie (anche quelle seguite da Rabottini) sulla soglia per diventare rivendite di modernariato. E mi sembra che i collezionisti inizino ad accorgersene.

  • La pubblicazione di corrispondenza senza consenso è un illecito, altro che storie. Come si può pensare che colui la cui corrispondenza è stata arbitrariamente resa pubblica possa o addirittura debba riconoscere nell'autore di un simile atto un interlocutore? Parli di menefreghismo? E la correttezza, il rispetto?

  • Caro Luca Rossi,
    ho risposto una prima volta al tuo invito declinandolo e spiegandoti le mie ragioni: sono abituato a prendermi le responsabilità di quello che sostengo e desidero che i miei interlocutori facciano altrettanto. Tu hai scelto una modalità che non condivido ma è la tua, la rispetto, solo chiedo di non essere tirato dentro a questo botta e risposta al riparo di una tastiera.

    Chiunque altro mi abbia chiesto dei commenti da pubblicare su riviste o blog ha sempre avuto le mie risposte, perchè mi sono riconosciuto nella lealtà di chi, come ti ho detto, "ci mette la faccia".

    Ora non giudico le valenze e le implicazioni che tu vuoi dare al tuo anonimato, ma di fronte a chi decide di sottrarsi ai metodi che tu hai deciso essere idonei per te, non hai altri strumenti che pubblicare una corrispondenza privata per attribuirmi un menefreghismo che non sento di avere né di esprimere attraverso il mio lavoro.

    Ho ricevuto tanti NO nel mio lavoro, ma non per questo li ho pubblicati per screditare gli artisti e i colleghi che hanno declinato i miei inviti.

    Siccome, come mi sembra di aver già detto, non amo queste forme di scambio che a te paiono confronti e che a me paiono altro, dopo questa precisazione non alimenterò oltre, almeno con le mie parole, questa lista di commenti.

    Dopodiché puoi decidere di continuare ad attribuire una mancanza di volontà di confronto a tutti coloro che, come me, pensano che, in democrazia, per esserci dialogo ci sia bisogno di convenire sulle regole, e a me le regole che tu hai stabilito per le tue forme di "confronto", non stanno bene.

    Ti auguro un buon anno e buona continuazione, Alessandro

  • Caro Alessandro,

    io rispetto la tua posizione. E il menefreghismo non era diretto a te quanto ad una situazione generale; quasi una forma di apatia. Io ti ho proposto un confronto in altre sedi e tu non mi hai più risposto. Potevi semplicemente declinare il mio invito dicendo che non ti interessa avere un confronto con me. Cosa legittima. Mentre il silenzio non si sa mai come interpretarlo. Avevi rilasciato un 'interessante intervista ad una rivista francese, non si capisce perchè non si possano affrontare gli stessi temi in italia, in italiano...

    Non ho mai scritto cose che necessitino dell'anonimato, suvvia; quando però percepisco un atteggiamento non chiaro sono costretto ad usare tecniche più pungenti, ma mai lesive e offensive; non avrei alcun interesse nell'offendere e nell'essere lesivo di qualcuno.

    "Metterci la faccia" mi sembra molto facile e irrilevante; il mio metodo consiste nel mettere in secondo piano una certo narcisismo, l'identità, per affrontare i contenuti.

    In italia manca un confronto critico (forse, ora, un po' si è innescato) e gli artisti italiani vengono ignorati dalla scena internazionale che conta (cit. Pier Luigi Sacco, Flash Art). Sarebbe interessante approfondire queste cose.

    Non mi sembra che il mio lavoro meriti questa chiusura rispetto una normale confronto su un blog...se la tua risposta, caro Alessandro, non è proporzionale alla mia richiesta mi sorgono dei dubbi...molto meglio che tu dica "non mi interessa un confronto con te"...il discorso anonimato mi sembra una scusa moralista...

    Ti auguro Buon Anno

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