Le ultime tendenze della pittura contemporanea, in una selezione che coinvolge diverse nazionalità, con un occhio di riguardo nei confronti della pittura americana. Questo l’obiettivo dell’ultima mostra allestita da Monica de Cardenas.
Un eterogeneo spaccato della giovane arte, dove emergono tratti distintivi con forti riferimenti alla realtà, attraverso stilemi che si discostano notevolmente dal linguaggio neo-pop. A favore di una pittura più colta ma che, inevitabilmente, riporta a tutte quelle immagini che i giovani assuefatti fagocitano per interpretare la realtà contemporanea, attraverso concetti vanno dal caos alla violenza alla caducità dell’esistenza. Il tutto coadiuvato da una buona dose d’ironia, che talvolta sconfina nella dimensione più grottesca. In una modalità di rappresentazione che vede l’evoluzione della figurazione sempre più verso l’astrazione formale.
Dan Attoe dipinge una tela al giorno per capire come evolve la sua pittura rigorosamente figurativa. Surrealismo noir e prospettiva aerea sono il cardine della ricerca, dove è il paesaggio a esser protagonista. Sfondo psico-emotivo attraverso il quale esplora la condizione di tensione e angoscia alla base della cultura americana contemporanea. A tematiche ricorrenti come morte, violenza, sesso e religione coniuga recenti avvenimenti autobiografici e non, attraverso cinici aforismi che attirano lo spettatore all’interno dei suoi giganteschi paesaggi, minuziosamente dettagliati.
I frammenti narrativi di
Michael Cline fanno riferimento invece a epoche e luoghi diversi. La sua pittura enigmatica e a tratti nostalgica si rivela apparentemente familiare. Solo a uno sguardo più approfondito emergono singolari individui che si muovono ai margini della società, con riferimenti iconografici al realismo magico di
George Grosz e
Otto Dix. Le figurine in porcellana di
Emy Bessone chiudono con la pittura prettamente figurativa.
Stravolge la logica prospettica dello spazio
Helen Verhoeven, con gesto spontaneo e ingenua stilizzazione delle figure, per un’analisi del linguaggio surrealista. Scene frammentarie – che indagano concetti come vita e morte, attesa e partenza – strutturano una pittura anti-narrativa dalle campiture piatte con sgocciolature annesse, ispirata da immagini selezionate dalla Rete.
Partendo della teoria della catastrofe di Paul Virilio,
Kristine Moran rappresenta il caos dell’immaginario metropolitano, fra cromatismi abbaglianti e strati di materia vibrante. Immagini in rapido movimento, strutture che galleggiano nello spazio, automobili fuori controllo: tutto concorre a delineare la frenesia e l’alienazione della città americana, esplorando la velocità in maniera futurista, ovvero disgregando la materia, ma senza trascurare riferimenti a
Bacon e
Lucian Freud.
Stesso punto di partenza per
Haeri Yoo, ma con risultati più geometrizzanti e a tratti anti-figurativi. Anche il tedesco
Friedrich Kunat si muove fra astrazione e figurazione, servendosi delle tecniche più disparate, così come il più debole, in quanto a forza espressiva,
Iain Hetherington. Infine l’iraniana
Laleh Khorramian, che amalgama olio e inchiostro su vetro per creare monotipi da stampare.