Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
13
aprile 2010
fino al 14.IV.2010 Bouke de Vries Milano, Gloriamaria Gallery
milano
È la Pasqua dell’opera d’arte: morte e resurrezione in forme e simboli nuovi di oggetti che hanno perso la propria identità. Ma ne trovano di nuove, nella redenzione di simboli e funzioni...
La
formulazione di un nuovo immaginario sensibile, figlio della re-impostazione,
della ricomposizione, del rinnovamento. Eredità del caso, ma anche frutto
germinale di un gesto violento, irrazionale, incontrollabile. Distruzione e
rinascita segnano la produzione intima e suadente di Bouke de Vries (Utrecht;
vive a Londra), nato come restauratore, consulente e nobile artigiano per le
maggiori case d’asta europee, abile manipolatore di ceramiche e, raggiunta la
maturità anagrafica e professionale, finalmente libero storyteller di universi
compositi.
formulazione di un nuovo immaginario sensibile, figlio della re-impostazione,
della ricomposizione, del rinnovamento. Eredità del caso, ma anche frutto
germinale di un gesto violento, irrazionale, incontrollabile. Distruzione e
rinascita segnano la produzione intima e suadente di Bouke de Vries (Utrecht;
vive a Londra), nato come restauratore, consulente e nobile artigiano per le
maggiori case d’asta europee, abile manipolatore di ceramiche e, raggiunta la
maturità anagrafica e professionale, finalmente libero storyteller di universi
compositi.
Parola
d’ordine: sincretismo. Ogni opera di de Vries costituisce
il ponte tra diverse e lontane categorie del tempo e dello spirito; nasce dal
caso, dal fascino archeologico per il ritrovamento, per la reminiscenza del
passato, meglio se impoverita, orfana, seducente e abbandonata. Così il ninnolo
rococò e la ceramica neoclassica, vuoi minimamente scheggiate vuoi ferocemente
deflagrate, rivivono all’interno di nuove dinamiche ricostruttive che evocano –
per negarla – la funzione originale di ogni pezzo e, in una replica
tridimensionale dell’assemblage dadaista, costruiscono nuovi ambiti narrativi.
d’ordine: sincretismo. Ogni opera di de Vries costituisce
il ponte tra diverse e lontane categorie del tempo e dello spirito; nasce dal
caso, dal fascino archeologico per il ritrovamento, per la reminiscenza del
passato, meglio se impoverita, orfana, seducente e abbandonata. Così il ninnolo
rococò e la ceramica neoclassica, vuoi minimamente scheggiate vuoi ferocemente
deflagrate, rivivono all’interno di nuove dinamiche ricostruttive che evocano –
per negarla – la funzione originale di ogni pezzo e, in una replica
tridimensionale dell’assemblage dadaista, costruiscono nuovi ambiti narrativi.
Meno
incisivi quando l’artista, fedele al proprio gene fiammingo, guarda con occhio à
la Spoerri al tema dello still life, pur
esacerbando la dialettica fino alle estreme, marcescenti conseguenze del
prolifico brulicante contatto vita-morte, semplificato dalla commistione tra il
mondo vegetale e la sfera degli insetti. Ben più interessanti, fino a risultare
totalmente avvolgenti e mistici, nel momento in cui sposta l’attenzione
sull’idea stessa di estetica, sui suoi parametri, sulla sua vitalità.
incisivi quando l’artista, fedele al proprio gene fiammingo, guarda con occhio à
la Spoerri al tema dello still life, pur
esacerbando la dialettica fino alle estreme, marcescenti conseguenze del
prolifico brulicante contatto vita-morte, semplificato dalla commistione tra il
mondo vegetale e la sfera degli insetti. Ben più interessanti, fino a risultare
totalmente avvolgenti e mistici, nel momento in cui sposta l’attenzione
sull’idea stessa di estetica, sui suoi parametri, sulla sua vitalità.
La
reinterpretazione, la nuova “messa in valore” – artistica ancorché economica –
del pezzo di ceramica corrotto è sì ennesima rappresentazione del continuo
perpetrarsi del ciclo vitale tout court; ma soprattutto dimostra
come l’integrazione di tradizioni differenti, l’assimilazione di linguaggi
distanti, l’innesto di gemme gonfie di linfa culturale su rami anche asfittici
sia canale espressivo vincente.
reinterpretazione, la nuova “messa in valore” – artistica ancorché economica –
del pezzo di ceramica corrotto è sì ennesima rappresentazione del continuo
perpetrarsi del ciclo vitale tout court; ma soprattutto dimostra
come l’integrazione di tradizioni differenti, l’assimilazione di linguaggi
distanti, l’innesto di gemme gonfie di linfa culturale su rami anche asfittici
sia canale espressivo vincente.
Nascono
statue freak, splendide e orribili come divinità indiane; damine veneziane con
ali di farfalla e denti di narvalo – o colonne tortili? Va’ a saperlo! – al
posto delle braccia; e ancora: Madonne esplose, vuoi in un movimento alla Boccioni, vuoi nello
svelare, tra le viscere candide di ceramica, i tratti di omologhe divinità
pagane del sud-est asiatico, nell’ironica drammatica liberazione di culti
fagocitati, sovrapposti, negati ma infine assimilati.
statue freak, splendide e orribili come divinità indiane; damine veneziane con
ali di farfalla e denti di narvalo – o colonne tortili? Va’ a saperlo! – al
posto delle braccia; e ancora: Madonne esplose, vuoi in un movimento alla Boccioni, vuoi nello
svelare, tra le viscere candide di ceramica, i tratti di omologhe divinità
pagane del sud-est asiatico, nell’ironica drammatica liberazione di culti
fagocitati, sovrapposti, negati ma infine assimilati.
Omaggio
alla cultura classica, satira intensa ma mai volgare del cattolicesimo, pastiche
di (s)mitizzazioni e ironie sui luoghi comuni dell’italianità: per la
sua prima personale milanese, de Vries offre un catalogo costruito
apposta per l’evento – quasi un site specific – dove
dimostra di saper orientare con classe il suo linguaggio, unico, là dove meglio
crede.
articoli correlati
Una personale in galleria di Spoerri
francesco sala
mostra visitata il 20 marzo 2010
dal 24 febbraio al 14 aprile 2010
Bouke de Vries
– A Grand Tour of My Mind
Gloriamaria
Gallery
Via Watt, 32
(zona Porta Genova) – 20143 Milano
Orario: da
lunedì a venerdì ore 10-13 e 15-18 o su appuntamento
Ingresso
libero
Info: mob. +39
3357187768; info@gloriamariagallery.it;
www.gloriamariagallery.com
[exibart]