Nel 1989, il crollo del muro segnò la fine della “Guerra Fredda” e la divisione delle due Germanie; Berlino diventò la capitale europea dell’innovazione urbanistica, architettonica e dell’arte contemporanea (così come fu per New York, negli anni Cinquanta, Sessanta e Ottanta). Una politica di affitti a prezzi contenuti, assieme alle agevolazioni per i giovani immigrati che decidono di fare figli e di crescerli nella “Città Nuova”, hanno attratto anche artisti e intellettuali, trasformando Berlino nel luogo dove tutti vorrebbero andare almeno una volta nella vita.
La galleria Rubin, nel mentre, ne espone tre: pittori di casa a Berlino che condividono pittura-fotografica ad olio, paesaggismo urbano, atmosfere cupe post- espressioniste ed un vedutismo figurativo metafisico, silente, distaccato, in cui non compaiono persone bensì architetture e luoghi “nature morte”, metafore di una modernità fragile, dominata dal tempo e dal pericolo dell’oblio.
Stefan Hoenerloh (Karlsruhe, Germania, 1960), quando si trasferì in un quartiere degradato nella parte orientale della città, iniziò a fotografarne i ruderi e i palazzi abbandonati, diventati poi le fonti d’ispirazione per una serie di paesaggi urbani fatti di architetture maestose dai toni seppiati, cieli lividi, e metafisiche utopie urbane in bilico tra decadenza e nostalgia di un passato glorioso.
Roman Lipski (Nowy Dwor Gdanski, Polonia, 1969), vive a Berlino dal 1989, mantiene i rapporti con le istituzioni culturali di Danzica, ed è considerato tra i migliori artisti emergenti che rappresentano il volto cosmopolita della città: i suoi paesaggi naturali, con campi coltivati e casolari circondati da alberi in cui il verde trionfa, mostrano una Germania dipinta non come piattaforma di architetture, ma landa di verde rasserenate.
Andrea Chiesi (Modena, 1966) ha soggiornato a Berlino in diverse occasioni, nel 2011 ha vissuto in uno spazio sperimentale a Kreuzberg dando vita ad una serie di opere intitolate Perpetuum mobile, di cui sono in mostra tre dipinti: still life di luoghi urbani dai toni metallici, raggelanti, in cui nero, bianco e virate di grigio trasparente, rappresentano, con linee essenziali, edifici di archeologia industriale; tra questi, spicca un gasometro a sud di Berlino, più surreale che iperrealista, decorato con enigmatiche insegne luminose. Emana un’energia ipnotica, poi, l’opera con un radar a forma sferica, situato in un aeroporto abbandonato, nei pressi di un lago simile a una navicella di Star Trek sperduta in uno spazio fuori dal tempo: certamente un omaggio alla fotografia di Bernd e Hilla Becher e a Gerhard Richter, padre della pittura fotografica.
jacqueline ceresoli
mostra visitata il 19 aprile 2012
dal 19 aprile al 14 maggio 2012
Berlino come New York
Galleria Rubin
Via Bonvesin De La Riva 5 (20129) Milano
Info: +39 0236561080 – inforubin@galleriarubin.com -www.galleriarubin.com