Nellâottobre del 2005 inaugurava LaLa Land Parody
Paradise, personale allestita nelle sale
della Whitechapel Gallery di Londra. Paul McCarthy (Salt Lake
City, 1945; vive a Los Angeles), né cineasta né coreografo, dava vita a foto e
video di allucinata violenza orgiastica, restituendo volume alle sue Body
Sculptures e meccanizzando innovative
tecnologie idrauliche che provocavano sospiri, movimenti caudali e ansiti
dallâinterno di un maiale di silicone (opera oggi appartenente alla collezione
Pinault).
Alla Whitechapel era inoltre possibile girare attorno a
una riproduzione meticolosa, silenziosa e apotropaica dellâartista morto. Al di
lĂ dei video selezionati, oggi riproposti in parte a Palazzo Citterio, a Londra
era presente unâinedita, inattesa serie di fotografie e di collage dai toni
essenziali. Una delicata raritĂ per McCarthy; delicata rispetto alla propulsione compositiva esibita e
imposta a Palazzo Citterio in occasione di Pig Island, la prima rassegna, allestita in unâistituzione
italiana, dedicata interamente allâartista americano.
Tra cartoni animati, voti carnascialeschi, citazioni
politiche, cose rotte, junk food esplosivo, trash television, laboratori del
sesso e della parodia, il sangue si finge ketchup, le cacche si trasformano in
cioccolato e il vero sembra non aver mai avuto una vita propria. I materiali
utilizzati fin dalle prime sale (Static Pink) riportano al contrasto parossistico e persistente instaurato con le
strutture cantieristiche dei seminterrati di Brera.
Ogni composizione Ăš unâinstallazione autonoma che esaspera
la propria presenza nello spazio, includendo tutto ciĂČ che, per un insolito
motivo, sembra venire attirato da un mondo domestico, seppur lontano. Utensili,
gabbie, stracci, pennelli, barattoli aperti, sodomie plastiche, argani, cavi,
luci e strumenti ricordano che la vita Ăš prima di tutto spettacolo. Unâofficina
dove il vero e il finto sono la realtĂ , laddove la recitazione, il dramma e lo
scherno devono raggiungere dimensioni epocali per rievocare lâoceano, le sue enormi
zattere di polistirolo e i suoi porci (Pig Island).
A dare un verso
allâincompletezza maschile degli
spazi sono opere come la scultura di Paula Jones, prima amante di Bill Clinton,
assemblata senza capelli e con il volto spalancato come quello di un
personaggio dellâintrattenimento. Un character of fake alla stregua di Mickey Mouse, George Bush, Donald Duck,
Michael Jackson; figure dâinvenzione, come il sangue usato dal cinema. Da non
dimenticare infine lâanfiteatro-video di Pig Island, nel quale proiezioni di grandi dimensioni
registrano performance para-fantasy di festini erotici e derisioni costanti (Caribbean
Pirate). Una burla dallâimpatto deridente e
infestante. Una babilonia dâoltreoceano.
A conclusione del McCarthy-tour, nel cortile di Palazzo
Citterio, sembra galleggiare unâaltra gigantomachia, una rappresentazione
titanica della bottiglia gonfiabile di ketchup (Daddies
Tomato Ketchup Inflatable) che sfida
definitivamente la ieraticitĂ dellâedificio settecentesco, ormai dimentico
dellâampliamento della Grande Brera, iniziato da Stirling negli anni â80.
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McCarthy
e la performance a Torino
Lâartista
nella collezione Pinault
Un
McCarthy montano
ginevra bria
mostra visitata il 20 maggio 2010
dal 20 maggio al 4 luglio 2010
Paul
McCarthy â Pig Island. Lâisola dei porci
a cura di Massimiliano Gioni
Fondazione Nicola Trussardi @ Palazzo
Citterio
Via Brera, 14 (zona Brera) â 20121 Milano
Orario: tutti i giorni ore 10-20
Ingresso libero
Info: tel. +39 028068821;
fax +39 0280688281; info@fondazionenicolatrussardi.com;
www.fondazionenicolatrussardi.com
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Si, proprio una mostra giusta nel tempo giusto in un posto giustissimo... d.o)