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fino al 14.VII.2010 | Paul McCarthy | Milano, Fondazione Trussardi

di - 3 Giugno 2010

Nell’ottobre del 2005 inaugurava LaLa Land Parody
Paradise
, personale allestita nelle sale
della Whitechapel Gallery di Londra. Paul McCarthy
(Salt Lake
City, 1945; vive a Los Angeles), né cineasta né coreografo, dava vita a foto e
video di allucinata violenza orgiastica, restituendo volume alle sue Body
Sculptures
e meccanizzando innovative
tecnologie idrauliche che provocavano sospiri, movimenti caudali e ansiti
dall’interno di un maiale di silicone (opera oggi appartenente alla collezione
Pinault).

Alla Whitechapel era inoltre possibile girare attorno a
una riproduzione meticolosa, silenziosa e apotropaica dell’artista morto. Al di
lĂ  dei video selezionati, oggi riproposti in parte a Palazzo Citterio, a Londra
era presente un’inedita, inattesa serie di fotografie e di collage dai toni
essenziali. Una delicata raritĂ  per McCarthy; delicata rispetto alla propulsione compositiva esibita e
imposta a Palazzo Citterio in occasione di
Pig Island, la prima rassegna, allestita in un’istituzione
italiana, dedicata interamente all’artista americano.

Tra cartoni animati, voti carnascialeschi, citazioni
politiche, cose rotte, junk food esplosivo, trash television, laboratori del
sesso e della parodia, il sangue si finge ketchup, le cacche si trasformano in
cioccolato e il vero sembra non aver mai avuto una vita propria. I materiali
utilizzati fin dalle prime sale (Static Pink) riportano al contrasto parossistico e persistente instaurato con le
strutture cantieristiche dei seminterrati di Brera.


Ogni composizione ù un’installazione autonoma che esaspera
la propria presenza nello spazio, includendo tutto ciĂČ che, per un insolito
motivo, sembra venire attirato da un mondo domestico, seppur lontano. Utensili,
gabbie, stracci, pennelli, barattoli aperti, sodomie plastiche, argani, cavi,
luci e strumenti ricordano che la vita ù prima di tutto spettacolo. Un’officina
dove il vero e il finto sono la realtĂ , laddove la recitazione, il dramma e lo
scherno devono raggiungere dimensioni epocali per rievocare l’oceano, le sue enormi
zattere di polistirolo e i suoi porci (Pig Island).

A dare un verso
all’incompletezza
maschile degli
spazi sono opere come la scultura di Paula Jones, prima amante di Bill Clinton,
assemblata senza capelli e con il volto spalancato come quello di un
personaggio dell’intrattenimento. Un
character of fake alla stregua di Mickey Mouse, George Bush, Donald Duck,
Michael Jackson; figure d’invenzione, come il sangue usato dal cinema. Da non
dimenticare infine l’anfiteatro-video di
Pig Island, nel quale proiezioni di grandi dimensioni
registrano performance para-fantasy di festini erotici e derisioni costanti (
Caribbean
Pirate)
. Una burla dall’impatto deridente e
infestante. Una babilonia d’oltreoceano.


A conclusione del McCarthy-tour, nel cortile di Palazzo
Citterio, sembra galleggiare un’altra gigantomachia, una rappresentazione
titanica della bottiglia gonfiabile di ketchup (Daddies
Tomato Ketchup Inflatable
) che sfida
definitivamente la ieraticità dell’edificio settecentesco, ormai dimentico
dell’ampliamento della Grande Brera, iniziato da Stirling negli anni ‘80.

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e la performance a Torino

L’artista
nella collezione Pinault

Un
McCarthy montano

ginevra bria

mostra visitata il 20 maggio 2010


dal 20 maggio al 4 luglio 2010
Paul
McCarthy – Pig Island. L’isola dei porci

a cura di Massimiliano Gioni

Fondazione Nicola Trussardi @ Palazzo
Citterio

Via Brera, 14 (zona Brera) – 20121 Milano

Orario: tutti i giorni ore 10-20

Ingresso libero

Info: tel. +39 028068821;
fax +39 0280688281; info@fondazionenicolatrussardi.com;
www.fondazionenicolatrussardi.com


[exibart]

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  • Si, proprio una mostra giusta nel tempo giusto in un posto giustissimo... d.o)

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