09 novembre 2004

fino al 14.XI.2004 Larry Kagan Milano, Triennale

 
Dagli insegnamenti di Stankiewicz alla passione per le ombre. Che materializzano oggetti impalpabili. Complice un accurato gioco prospettico. Prima personale in Europa per Larry Kagan…

di

Dopo studi al Pratt Insitute di New York dove conobbe Richard Stankiewicz -il cui lavoro si può affiancare a quello di David Smith, di Hoflehner e dell’italiano Ettore CollaLarry Kagan (nato nel secondo dopo-guerra in un campo di rifugiati in Germania) vive alcuni anni in Israele, suo paese d’origine, per poi tornare e stabilirsi definitivamente a New York.
Ora l’artista è per la prima volta in Italia in occasione dell’evento itinerante voluto dal Team Lucky Strike B.A.R Honda che da oltre tre anni organizza Tribe Art, una serie di iniziative dedicate all’arte contemporanea. La mostra, che ha come prima tappa la larry kagan, farber got his gun, 2001-2002 Triennale di Milano, si sposterà all’Ex Bologna Motori e alla Sala Espace a Torino per concludersi a febbraio nella capitale, all’Acquario Romano.
Esposte dieci sculture-installazioni degli ultimi cinque anni realizzate con cavi di ferro assemblati a formare sculture astratte che, illuminate in un determinato punto, proiettano un’immagine bidimensionale sul muro. Kagan con i suoi ferri materializza le proiezioni prospettiche, definite nel disegno geometrico anche come proiezioni centrali. Queste impiegano raggi proiettanti non paralleli tra loro che sono contenuti entro un cono ottico il cui vertice è rappresentato dall’occhio dell’osservatore. In questo caso la fonte luminosa coincide con l’occhio, con il punto di vista dal quale partono fasci di luce che illuminano i ferri assemblati, la cui ombra proiettata sul muro forma l’immagine. “La scoperta di Kagan della possibilità di disegnare con cavi in acciaio porta al risultato di una efficace forma d’arte: la shadow-art” scrive in catalogo Gianni Mercurio “la componente solida dell’opera proietta un’ombra attraverso la quale l’opera stessa si auto-completa e auto-determina.”
Si tratta di forme riconoscibili, oggetti o comunque cose che fanno parte della nostra vita di tutti i giorni: “dichiara che realizza forme semplici, quotidiane, perché larry kagan, cowboy, 2003-2003 desidera che la gente identifichi subito il soggetto e possa così entrare facilmente in rapporto con esso” spiega Demetrio Paparoni. In mostra troviamo infatti “proiettati” sul muro: due scatole l’una dentro l’altra, un libro aperto, una sedia, la statua della libertà, la scarpa di una donna, una mano che tiene una pistola, un cow-boy a cavallo, la @ degli indirizzi mail, un pacchetto di sigarette Lucky Strike.
Chiara è la matrice Pop del lavoro di Kagan, pur non essendo realizzato nello spirito di quell’arte, come innegabile è che queste sculture-installazioni abbiano un certo fascino. Un fascino effimero che resta legato indissolubilmente al solo momento fruitivo.

irene cafarelli
mostra vista il 4 novembre 2004


Larry Kagan “Objects – Shadow” a cura di Gianni Mercurio
Milano, Triennale, viale Alemagna 6 (parco sempione)
orario di visita: 10.30–20.30
ingresso:libero
per informazioni:02 724341



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