Dopo studi al Pratt Insitute di New York dove conobbe Richard Stankiewicz -il cui lavoro si può affiancare a quello di David Smith, di Hoflehner e dell’italiano Ettore Colla– Larry Kagan (nato nel secondo dopo-guerra in un campo di rifugiati in Germania) vive alcuni anni in Israele, suo paese d’origine, per poi tornare e stabilirsi definitivamente a New York.
Ora l’artista è per la prima volta in Italia in occasione dell’evento itinerante voluto dal Team Lucky Strike B.A.R Honda che da oltre tre anni organizza Tribe Art, una serie di iniziative dedicate all’arte contemporanea. La mostra, che ha come prima tappa la
Esposte dieci sculture-installazioni degli ultimi cinque anni realizzate con cavi di ferro assemblati a formare sculture astratte che, illuminate in un determinato punto, proiettano un’immagine bidimensionale sul muro. Kagan con i suoi ferri materializza le proiezioni prospettiche, definite nel disegno geometrico anche come proiezioni centrali. Queste impiegano raggi proiettanti non paralleli tra loro che sono contenuti entro un cono ottico il cui vertice è rappresentato dall’occhio dell’osservatore. In questo caso la fonte luminosa coincide con l’occhio, con il punto di vista dal quale partono fasci di luce che illuminano i ferri assemblati, la cui ombra proiettata sul muro forma l’immagine. “La scoperta di Kagan della possibilità di disegnare con cavi in acciaio porta al risultato di una efficace forma d’arte: la shadow-art” scrive in catalogo Gianni Mercurio “la componente solida dell’opera proietta un’ombra attraverso la quale l’opera stessa si auto-completa e auto-determina.”
Si tratta di forme riconoscibili, oggetti o comunque cose che fanno parte della nostra vita di tutti i giorni: “dichiara che realizza forme semplici, quotidiane, perché
Chiara è la matrice Pop del lavoro di Kagan, pur non essendo realizzato nello spirito di quell’arte, come innegabile è che queste sculture-installazioni abbiano un certo fascino. Un fascino effimero che resta legato indissolubilmente al solo momento fruitivo.
irene cafarelli
mostra vista il 4 novembre 2004
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