Nuovo spazio e nuovi artisti per la Nowhere Gallery, che
da via Moscova si sposta in via Caravaggio. Un piccolo laboratorio aperto alla
sperimentazione e alle commistioni fra arte e scienza, ed esperienze
riconducibili a un’unica intenzione: l’indagine critica sul mondo a livello
politico, sociale e ambientale.
S’inizia con
Brandon Ballengée (Sandusky, Ohio, 1974; vive a New
York), artista fra i protagonisti della cosiddetta bio-arte e
biologo-ricercatore egli stesso. Si spiega così la validità e l’autenticità di
certi esperimenti, perché quando l’arte sconfina nella scienza, di quest’ultima
bisogna avere padronanza. E le strumentazioni impiegate – contrariamente a
quanto si pensa – non coincidono con l’opera, ma diventano appunto semplici mezzi
o, meglio, conoscenze acquisite, per indagare e raccontare altro.
I
Monstres Sacré descritti nelle fotografie di Ballangée, infatti, non
sono – come potrebbe sembrare dal titolo – temibili creature, ma semplici
anfibi che, a causa dell’inquinamento e di altri gravi fattori ambientali, si
presentano morfologicamente differenti rispetto alle specie comunemente
conosciute. I
Malamp, mutanti che abitano in aree paludose, e che nell’esposizione sono
mostrati nel video
Malamp_Uk, resoconto di un workshop condotto nello Yorkshire nel
2008, diventano “
monster” nel senso di animali leggendari (come le chimere o gli unicorni), e “
sacred” non perché sovrannaturali, ma
perché intoccabili.
Già a partire dal 1996 Ballengée è impegnato in quest’articolata
ricognizione delle malformazioni di anfibi e insetti e, in particolar modo,
della loro rapida e globale estinzione. Attraverso una serie di stampe Iris,
ottenute ad altissima definizione da studi di laboratorio sulla metamorfosi
animale – e dunque uniche, poiché unica è la malformazione – l’artista mostra
le anomalie della contemporaneità, frutto di azioni umane invasive che nel
tempo hanno modificato l’ambiente.
Le opere si presentano come scansioni di apparati
scheletrici di anfibi, volte ad analizzare i diversi tessuti degli organismi
presi in esame, e le cui malformazioni, attraverso pratiche laboratoriali
proprie della biologia, appaiono coloratissime. Blu fosforescenti sono ad
esempio le cinque zampe della
Great Crested Newt inglese, o psichedeliche le
viscere della
Natterjack toad, altra specie in pericolo.
Nella ricerca di Ballengée non c’è però intenzione di
creare stupore e disgusto nello spettatore, quanto invece d’informarlo sui
processi di crescita e trasformazione degli organismi analizzati:
caratteristiche in ogni caso della natura nella sua capacità di adattarsi e
organizzarsi a seconda delle varianti infinitesimali che possono intervenire, e
che, in fondo, già Darwin aveva delineato nella sua teoria dell’evoluzione.
Una riflessione su tutte: arte o scienza che sia, con il
suo lavoro l’artista può ancora accrescere la soglia d’attenzione sui temi di
difesa del mondo. Con dichiarazioni di rispetto verso l’alterità.