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03
novembre 2009
fino al 14.XI.2009 Florian Schmidt Milano, Suzy Shammah
milano
Griglie e segmenti, compensato e tempera, vinile e vuoti. La pittura interpella la capacità strutturale dell'astrazione e di nuovi materiali. L'artista austriaco irrompe negli spazi, donando alla pittura una voce...
di Ginevra Bria
Florian Schmidt (Raabs an der Thaya, 1980; vive a
Vienna) condivide, insieme a un gruppo ristretto di giovani artisti europei
contemporanei, la volontà di rivisitare i confini della geografia pittorica.
L’artista s’inserisce in galleria portando lavori che,
come sottolinea il titolo di questa personale, hanno una voce. Un timbro forte, in verità,
sebbene si riveli silenzioso. Il ventinovenne austriaco, infatti, condivide con
le proprie attitudini alla spazialità un linguaggio artistico che s’interessa
di traslitterare le campiture di colore su supporti ideati come utensili
mediatici.
Schmidt offre un modello compositivo geometrico che elude
a priori le prerogative connotanti una tradizione pittorica europea sempre
tacciata d’inconsistenza o, peggio, d’inesistenza. La massima attenzione per i
dettagli e l’esperienza manuale con le quali l’artista assembla il significante
pittorico del proprio percorso sono due caratteristiche che chiamano fuori il
suo lavoro da qualsiasi noioso dibattito su pittura/non-pittura.
Le gerarchie tra vuoti e pieni e le libertà prospettiche
con le quali assembla materiali non nobili a installazioni di maggior calibro
(vedi la griglia metallica che unisce e separa le tre stanze della galleria)
lascia un segno piuttosto consistente del suo passaggio. La leggerezza incolore
dei legni sottili e l’acutezza delle lastre viniliche rendono le superfici
segmentate un terreno stratificato, che solo a tratti lascia intravedere il
processo di ripartizione geometrica dei materiali.
Con quest’artista, alla sua prima personale italiana, la
galleria si riempie di discorsi sulla pittura che non hanno nulla a che vedere
con la storia dell’arte e con i trascorsi dibattiti sull’astrazione e la
figuratività. L’architettura formale di ciascun pannello appeso alle pareti è
una gabbia di carotaggio, una secca rivelazione ricorsiva di come si costruisce
attraverso la forma. Chiunque
può, all’apparenza, contestare l’estrema semplicità dei lavori. Chiunque può
criticare l’estrema, forse eccessiva immediatezza degli accostamenti. Rimane
indubbia, invece, la pulizia frammentata del vocabolario estetico e
miniaturista di Schmidt.
Stupisce infatti l’utilizzo degli angoli, le simulazioni
dei muri e la bidimensionalità dei numerosi passaggi, dominati dalle differenti
intersezioni. Fra una striscia applicata come un collage e una macchia
inventata come su una tavolozza, questi lavori creano finestre di soli
paesaggi, senza vetri. La vista è la relazione fra
tela e spazio, frammento e tutto, presente e processo; è un esercizio in
astrazione che sembra aver aperto la strada a nuove sfere di produzione
artistica, fondendo forma, struttura e stile.
Questi lavori riverberano tanto la coralità
dei materiali quanto gli assoli delle vie di fuga, laddove una voce descrive
non solo la pittura, ma anche la scansione temporale riflessa sullo spazio.
Vienna) condivide, insieme a un gruppo ristretto di giovani artisti europei
contemporanei, la volontà di rivisitare i confini della geografia pittorica.
L’artista s’inserisce in galleria portando lavori che,
come sottolinea il titolo di questa personale, hanno una voce. Un timbro forte, in verità,
sebbene si riveli silenzioso. Il ventinovenne austriaco, infatti, condivide con
le proprie attitudini alla spazialità un linguaggio artistico che s’interessa
di traslitterare le campiture di colore su supporti ideati come utensili
mediatici.
Schmidt offre un modello compositivo geometrico che elude
a priori le prerogative connotanti una tradizione pittorica europea sempre
tacciata d’inconsistenza o, peggio, d’inesistenza. La massima attenzione per i
dettagli e l’esperienza manuale con le quali l’artista assembla il significante
pittorico del proprio percorso sono due caratteristiche che chiamano fuori il
suo lavoro da qualsiasi noioso dibattito su pittura/non-pittura.
Le gerarchie tra vuoti e pieni e le libertà prospettiche
con le quali assembla materiali non nobili a installazioni di maggior calibro
(vedi la griglia metallica che unisce e separa le tre stanze della galleria)
lascia un segno piuttosto consistente del suo passaggio. La leggerezza incolore
dei legni sottili e l’acutezza delle lastre viniliche rendono le superfici
segmentate un terreno stratificato, che solo a tratti lascia intravedere il
processo di ripartizione geometrica dei materiali.
Con quest’artista, alla sua prima personale italiana, la
galleria si riempie di discorsi sulla pittura che non hanno nulla a che vedere
con la storia dell’arte e con i trascorsi dibattiti sull’astrazione e la
figuratività. L’architettura formale di ciascun pannello appeso alle pareti è
una gabbia di carotaggio, una secca rivelazione ricorsiva di come si costruisce
attraverso la forma. Chiunque
può, all’apparenza, contestare l’estrema semplicità dei lavori. Chiunque può
criticare l’estrema, forse eccessiva immediatezza degli accostamenti. Rimane
indubbia, invece, la pulizia frammentata del vocabolario estetico e
miniaturista di Schmidt.
Stupisce infatti l’utilizzo degli angoli, le simulazioni
dei muri e la bidimensionalità dei numerosi passaggi, dominati dalle differenti
intersezioni. Fra una striscia applicata come un collage e una macchia
inventata come su una tavolozza, questi lavori creano finestre di soli
paesaggi, senza vetri. La vista è la relazione fra
tela e spazio, frammento e tutto, presente e processo; è un esercizio in
astrazione che sembra aver aperto la strada a nuove sfere di produzione
artistica, fondendo forma, struttura e stile.
Questi lavori riverberano tanto la coralità
dei materiali quanto gli assoli delle vie di fuga, laddove una voce descrive
non solo la pittura, ma anche la scansione temporale riflessa sullo spazio.
ginevra bria
mostra visitata il 18 settembre 2009
dal 18 settembre al 14 novembre 2009
Florian Schmidt – Voice
Galleria Suzy Shammah
Via San Fermo / via Moscova, 25 (zona Moscova) – 20121 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 12-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 0229061697; fax +39 0289059835; info@suzyshammah.com; www.suzyshammah.com
[exibart]
Questo artista ha 29 anni. Ma quanto siamo prevedibili nelle soluzioni formali e concettuali? Va bhe c’è il mercato…e quelli famosi che fanno queste cose costano moltissimo. Ok. Allora tantovale andare oltre la siepe che da tanta parte il guardo esclude.