La censura può apparire un tema lontano, oggi. Il fitto ciarlare dei mezzi di comunicazione, sembra dare spazio alla parola, la cui libertà appare garantita da una fittizia pluralità di mezzi e voci. In realtà, esistono nella nostra storia recente casi in cui le voci si affievoliscono o scompaiono. Sono esili sospiri abbandonati o voci sopraffatte dal troppo parlarne: strategie del depistaggio, dell’inquinamento e della propaganda.
Questa mostra analizza alcuni modi di sparizione di queste voci. A volte scompaiono per cause di forza maggiore, come nei casi ripresi da
Koroo, coppia d’artisti che nell’installazione
Wash Your Soul affrontano i gialli italiani, da Pasolini a Ilaria Alpi, ritratti con polvere di sapone e messi a stendere su fili dentro una stanza illuminata con luce di Wood. Anche l’installazione sonora di
Filippo Borella, intitolata
Emittente Clandestina, ripropone le voci imbavagliate delle vittime del terremoto nel Belice del 1968. Donne e uomini che raccontano l’abbandono subìto, recuperate da polverosi archivi di stato.
Andrej Mussa si dedica invece agli X-files americani, i casi insabbiati e le apparizioni degli ufo. Ne fa un video citazionista e ironico, in cui la madre appare con un piatto in testa, e uno dei suoi story board dal vago sapore di collage surrealista. Anche lo spagnolo
Emilio Cejalvo usa il collage di quotidiani e pittura mimetica per illustrare il tema della censura giornalistica, argomento ripreso anche dalla scultura in filo di ferro di
Gloria Sulli. La censura politica del generale Putin è invece indagata dal meticoloso lavoro di documentazione che prosegue da molti anni
Pier Paolo Koss, artista genovese spesso in viaggio in Stati dove la censura è più forte. Koss affronta il tema della democrazia e del comunismo, dei loro simboli e della sostanza, messi in crisi da un ex colonnello del Kgb che persegue l’ideale della Grande Russia e s’atteggia a Zar, a padre della patria o a dittatore, a seconda dei casi e dei punti di vista.
Sul versante nostrano, la pittura di
Pierluca Cetera sonda i temi della censura dello sguardo, dell’educazione e del perbenismo in una serie di dipinti tratti da “Le Ore”, il famoso magazine hard che, dopo lo sdoganamento del porno di questi ultimi anni, da Pamela Anderson a Paris Hilton, non appare più quel concentrato di peccaminosità che sembrava un tempo.
Il bel video di
Michele Lombardelli,
Suicide Solution, tratta invece di un’autocensura interiore che culmina nel suicidio. I protagonisti sono presi dal mondo dell’arte.
Nicola Vinci presenta invece due inediti dittici fotografici dedicati a Adamo ed Eva, alle loro voci celate dal tempo immemorabile, mentre
Michelangelo Galliani scolpisce un busto di marmo amputato e palpitante come un Cristo deposto, ultima parola incarnata di Dio, prima del suo silenzio nel quale tuttora viviamo.