Finalmente la Galleria Blu ammette nei propri spazi
Federico
Guida (Milano, 1969).
Senza distrazione
né dispersione, titolo della sua prima personale nelle sale di via
Senato, presenta una ventina di opere che, fra ritratti e autoritratti-con-parrucca, lasciano il posto
alle differenze. Tanto per quanto riguarda la visione delle prospettive, quanto
per la raffigurazione di antiche vasche da bagno, quanto ancora in merito alla
teatralizzazione delle espressioni facciali. Il dramma, la dolcezza dei colori,
la scelta della luce e l’aggressività delle pennellate sono terreno di scontro
esteso all’intero telaio compositivo.
L’alternarsi
nelle opere della drammaticitĂ , a stretto contatto con la pietĂ , del grottesco
con la dolcezza e del distacco con l’enfasi provocano l’energia corretta per
poter prendere visione delle tele di Guida.
Elemento di novità , in questi ultimi lavori, è l’inserimento
della parrucca, che introduce un’indicazione di trasformazione della capacitĂ
inventiva, con l’obiettivo di non imporre nulla e di non di esternare qualcosa
di illustre, ma anzi di far correre il pensiero verso la tradizione formale
dell’oggettività e verso alcuni ritratti
di
Lucian Freud, con l’utilizzo di tonalità e calde e fredde (in alternanza) come il color terra
di Siena bruciata e il color cipria.
Nell’evidente diversità voluta in tanto realismo pittorico
e rilevabile costantemente nell’ossatura di ciascun soggetto, la presenza della
creatura dipinta per Federico Guida
diventa segnale di mancanza. Mancanza d’incomprensioni e di manipolazioni
esterne all’esistenza.
L’esposizione, basata sulla scelta della luce, permette
inoltre al visitatore di apprezzare la poetica di Guida attraverso le
sovrapposizioni di diverse consistenze cromatiche come il rosa, il color legno e l’arancione; cromie
dedicate ai corpi, dove prevale una particolare attenzione alle tonalitĂ che
riproducano una pelle non confondibile con le fisionomie del volto (sempre a
disposizione di stati d’animo e umori dei personaggi).
Fra la selva di questi segnali, le figure, le forme, le
sagome, le nature e il loro vissuto interiore sembrano abbandonate ai risvolti
esteriori delle loro smorfie, sinonimo di una contro-estetica mirata. L’arduo
processo dello sguardo attraversa il dipingere di Guida con esperienza, indulgenza
e, a volte, con eccessiva (seppur necessaria) fretta. Tra facce e corpi, le
tele non seguono lo sforzo minimo del visitatore, il quale non fa fatica a
immaginare quanto c’è di surreale. Al contrario, l’artista si spende, per chi
lo sa notare, esibendo la propria dovizia, nella quasi totalitĂ dei lavori
esposti.
L’offerta di superficie dell’artista milanese, in verità , spande
il proprio dominio fra le pieghe dei volti, la loro esuberante fisiognomica, le
loro ossa visibili e le loro inconfondibili presenze fisiche, conferendo a ogni
volume un riflesso polveroso e dinamico di sé.
Infine, da sottolineare come la densitĂ e la plasticitĂ di
queste composizioni doni un nuovo peso al senso della gravitĂ , rendendo e
fluttuante e ingombrante qualsiasi tentativo di cercare la completezza del reale
a supporto delle visioni di Guida.