In principio era la linea. Come aveva giĂ a
suo tempo sottolineato
Paul Klee,
che vi riconosceva l’elemento primitivo in cui
disegno e scrittura ancora coincidevano. Proprio su questa zona in bilico tra
l’origine della parola e quella dell’immagine insiste la pratica artistica di
Otto
Zitko (Linz, 1959; vive a Vienna). Al di fuori di qualsiasi contrasto fra astrazione
ed empatia, sulle pareti di differenti luoghi l’artista austriaco continua a
seguire il tracciato di una stessa linea. Ed esplora una zona di confine della
pittura che, anziché dichiararne la morte, preferisce insistere sui suoi
primordi.
Fin dagli inizi, la pittura di Zitko è diretta a sondare
le profondità psicologiche, proseguendo le ricerche dell’Espressionismo
astratto americano e dell’Azionismo viennese. In mostra presso la Galleria
Klerkx, una serie di nove litografie ripropone, rinnovata, quella stessa
poetica animata da linearitĂ febbrili e da forti contrasti cromatici, nella
figura di una Pizia. Il soggetto, che presiedeva al vaticinio del futuro
attraverso il proprio stato di coscienza alterato, esprime la stessa doppiezza
della pratica artistica che lo raffigura, così intessuta di ordine e caos,
impulso e raziocinio.
Zitko ha sviluppato questo percorso trascendendo la
pittura per proiettarsi ai suoi inizi, lasciando che le linee tracciate dal
pennello si rincorressero sulle pareti, senza che nessuna cornice le potesse
limitare. I suoi wall drawing rendono esplicito il carattere processuale della
creazione pittorica, mostrandone la profonda commistione d’irrazionalità e
controllo.
Ma non si tratta soltanto di
déssin automatique. Nei grovigli delle sue linee si
esplora una dimensione che anticipa la rappresentazione e la supera, riuscendo
a conferire materialità al disegno. L’immaterialità di una linea che non
de-finisce nessun contorno, che non segna termini e confini di alcuna figura,
si perde nelle sue stesse pieghe e si trasforma in spazio.
Zitko parte da un angolo della galleria per poi irrompere
sulle pareti e sul soffitto del contenitore espositivo per conquistarlo,
mutandone la percezione e possedendone la terza dimensione. Lo spettatore non
può che spostarsi al suo interno per cogliere l’insieme del disegno; deve
entrare nella pittura, esplorarla con le stesse modalitĂ di percezione
dell’architettura.
Regola somma dell’azione pittorica di Zitko è il divieto
di cancellare i segni del tragitto sulla parete compiuti dal rullo intriso di
colore all’estremità dell’asta telescopica che prosegue i movimenti del suo
braccio. Questo divieto impone all’artista di studiare il percorso delle sue
linee, e realizza un percorso di cui sono ben visibili le tracce, senza però
poterne dedurre lo sviluppo e la progressione.
Ricollocandosi agli albori della pittura, Zitko approda in
uno spazio in cui inizio e fine coincidono in un aggrovigliato circolo senza
tempo. E ci ricorda, con Nietzsche, che
“tutte le cose dritte mentono”.