Oltre
alle parole che rimangono, impresse sulla carta, e a quelle che volano,
affidate alla sola voce, ci sono quelle che si fanno luce e, proiettate a
terra, sgorgano dal centro di una spirale come da una fonte ignota e si
allargano scomparendo, come cerchi in un lago, sul viso della poetessa.
Ricompaiono
sulle Mura di Gerico, custodi di un’aporia da nascondere, maledizione
per la società ma genitrice di poesia. Ci si cala poi dentro i Navigli
assumendo la prospettiva fluida dell’acqua che vede le case scorrerle ai lati.
Si entra in una di queste e vi si scopre da principio una stanza fatta di caos.
Nomi, numeri di telefono e altri appunti sopra i muri, registri di tutte le
vite passate di lì e richiamo di altre scritte, pugnaci affermazioni
d’esistenza sulle pareti spoglie e annichilenti del manicomio.
Ma sul
caos scende la pace e a terra resta solo un materasso macchiato dal tempo,
dagli umori, bruciato dal fumo, ma ancora pronto a farsi candido e, come San
Francesco, a ringraziare Dio per il suo creato. Su questo letto, tramite una
delle immagini di Marilyn che Rotella regalò alla Merini e che lei completò con
i suoi versi, si riallacciano come in un’avventura d’amore – poco più del tempo
di una sala – le strade dei due artisti.
La
poesia poi si mette in una nicchia e si trasfigura, divenendo immagine; così il
ritratto della poetessa muta e diventa diva hollywoodiana, mutante anch’essa in
un manifesto lacerato. Oltre questo confine inizia il mondo di Rotella. Una
città paradossale affollata di manifesti pubblicitari che lasciano intravedere
altre pubblicità, strati sovrapposti di storia urbana che anche lo spettatore
può ripercorrere al passo dei propri ricordi ed esperienze: una mostra visitata
anni prima, una pubblicità d’intimo accattivante, un’affissione fosforescente
del circo che fa tornare bambini.
Di
strappo in strappo sembra di dover trovare un oltre immateriale, alla Fontana, ma non si arriva mai: in fondo
v’è ancora materia, la lamiera. C’è un attaccamento insistente alla vita, un
doverne provare, vedere, visitare, toccare, indossare, bere, gustare tutto ciò
che essa propone o che propina, come la pubblicità, anche se non è detto che
sia un affare.
Si
scopre qui l’incontro profondo dei due artisti, che dura più del tempo di una
sala e non si arresta alla superficie delle loro opere a quattro mani. È una
ricerca dell’oltre dentro la realtà, dentro l’immagine, dentro la mente, dentro
se stessi, alimentata dalla sete di vita e persino delle sue ferite.
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anita fumagalli
mostra
visitata il 23 dicembre 2010
dal 18 dicembre 2010 al 15
febbraio 2011
Ultimo atto d’amore
a cura di Renato Barilli e
Giuseppe Zaccaria
Palazzo Reale
Piazza Duomo, 12 – 20122 Milano
Orario: tutti i giorni ore 9.30-19.30; lunedì ore 14.30-19.30; giovedì ore
9.30-22.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Ingresso: intero € 8; ridotto € 6
Catalogo Skira
Info: tel. +39 028056685; info@spiraledidee.com;www.mostrarotellamerini.it
[exibart]
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