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Lo spettacolo della seduzione, ovvero la sua
interpretazione, dove il successo non è dettato dalla bellezza, ma dalla
capacità di affascinare, di creare il gioco, l’atmosfera, la sorpresa. Le
ballerine di burlesque si mettono in gioco in prima persona, nulla è seriale,
finto o scontato, tutto è originale e personale. I vestiti vintage, le musiche,
il soggetto dello striptease sono studiati ad hoc per la serata”
. È quel che racconta
Cesare Cicardini (Milano, 1969) introducendo la sua ultima,
affollatissima personale, inaugurata in piena programmazione della Settimana
della Moda milanese. “
Nel mio lavoro sono sempre alla ricerca della
personalità e amo ricercare le contraddizioni, i chiari e gli scuri. Ho una
propensione e una curiosità naturale verso coloro che sono capaci di uscire
dalla propria ordinarietà per trasformarsi in un altro io”, prosegue
.Le foto esposte
sono una trentina in tutto, sono ritratti vividi (quasi in scala 1:1), sono
fissi al muro (anche se non sembrerebbe), sono scatti apparentemente in
sequenza allestiti come una galleria di sole
nuove
amazzoni. Progenitrici attuali, pronte a entrare in scena. Corpi e volti
iper-femminilizzati diventano testimoni di burla e notti di danze che non
sempre, se non da sotto un palco, possono sembrare raggiungibili.
L’operazione
artistica di Cicardini resta, comunque sia (nonostante cioè i numerosi dettagli
colti dall’effetto luce in primo piano e nero sullo sfondo), circoscritta nel
registro dell’immediatezza. “
Io ritraggo le ragazze poco prima che escano in
scena, sul palco”, spiega il fotografo. “
In quel
momento è bellissimo rendersi conto che sto per scattare proprio prima delle
loro performance. A me piace immortalare i loro muscoli, i loro volti e la loro
carica energetica avvolti in quegli istanti, nei momenti in cui la tensione è
intensa. Mi piace andare dietro le quinte, montare il mio sfondo scuro e
ritrarle sempre sotto la stessa luce. Mi piace aspettare mosse e pose che
nemmeno loro, neppure se io le convocassi in studio, riuscirebbero nuovamente a
sottopormi”
.Le foto, stampate
in formato-manifesto, non sono la squillante prosecuzione di numeri da Cirque
du Soleil. Sebbene non sempre ogni dettaglio risulti nitido, è bello vedere
come la fotografia trasponga il genere bulesque sottolineando i lineamenti
anche attraverso cappellini, ciglia finta, segni di elastici sulla pelle,
corsetti e travestimenti. Tutti composti che emergono dalla loro luce senza
tentennamenti. Viene solo da chiedersi come mai Dorothy, Janet , Betty, oppure
Eden o ancora Missy siano state impressionate per essere messe al muro da sole.
Da sole significa senza scena, senza palco né
coreografia. Ogni tempo di posa, in questo modo, non prevede più errore, né
movimento né movenza impacciata che sia.
Negli scatti di
Cicardini, dettagli e travestimenti precipitano con prepotenza su corpi
eterogenei. Ogni ombra resta chiusa nei loro fiocchi da ballerine, nei loro
capezzoli brillanti, intrappolata nel fascio di luce che scontorna le ballerine
burlesque e assieme le esclude dal loro destino di performer, di
intrattenitrici ridenti, di fantasie incarnate.