Wormhole è la
definizione scientifica (pubblicata nel 1916) che più si avvicina alla metodica
surrealista delle rappresentazioni di
Volkan
Diyaroglu (Istanbul, 1982). Intraducibile
in italiano, ‘
wormhole’ è il nome conferito a un esperimento mentale, a un tunnel
che connette due differenti punti nella dimensione spazio-temporale.
Risucchiati all’interno di questo ‘buco cavo
’ si potrebbe addirittura viaggiare impiegando molto meno
tempo di un tragitto che comprende, nello spazio “normale”, lo stesso punto di
partenza e di arrivo.
I diversi terminali del
wormhole, in teoria, potrebbero anche essere intra-universali (cioè
esistenti e insistenti sullo stesso universo) oppure inter-universali (portali
impiantati in differenti universi, dei quali ci si può servire come punto di
connessione tra le due diverse dimensioni). È da ricordare, inoltre, che
l’espediente di
wormhole è sorta come
parte della soluzione delle equazioni di Einstein, a proposito della teoria
della relatività.
I w
ormhole sono
cadute dello spazio da usare per il viaggio ad alta velocità nel tempo.
Seguendo lo stesso processo di
rappresentazione spaziale, gli undici
lavori – tra collage
e inchiostri su
carta – di Diyaroglu sono una sorta di riflesso simbolico e compositivo di
queste teorie. Sintetici, piacevoli e divertenti, sono “
la trasposizione
figurativa” dei suoi enormi murales,
progetti già sviluppati fuori dall’Italia ma che, per questa personale
milanese, sono stati ridotti fino al nocciolo, appiattiti in un cortocircuito
(spazio)temporale.
Nelle tele e nei collage,
Diyaroglu gioca a inserire elementi improbabili all’interno di sfondi che
sembrano imperituri, a causa di texture ancestrali e di cromie inspiegabilmente
di un’altra epoca. Secondo Diyaroglu, noi “
veniamo da dove andremo”: il futuro e il passato sono nella stessa direzione
all’interno della sua opera. Guardare avanti significa guardare come nello
specchio retrovisore di un’immensa macchina per il tempo e nella notte
affianco, viaggiarci dentro.
Nelle opere allestite negli
spazi della nuova galleria, il presente e il passato e il passato e il futuro
si incontrano cadendo, attraverso botole temporali che portano l’elemento vita
(terminazioni umane e animali) all’interno della fissità dello scenario compositivo.
Definiti tra scienza e letteratura fantasy, i
wormhole sono ipotesi intuitive che mantengono al loro interno il
buio, per riversare luce di contrasto all’interno di paesaggi naturali e
prospettive urbane.
Nelle immagini sovrapposte,
spazi e tempi sono collegati da passaggi improvvisi e onirici, di evocazione
surreale. Finestre e armadi segnano la strada, aprendo una crepa nella realtà.
Mucche, uomini, pesci e mani appaiono o cercano la fuga, e falle perdono acqua.
Il meccanismo figurativo-compositivo di Diyaroglu scherza e permea immagini
selezionate per il gusto dell’assurdo, ma anche pregne della drammatica ricerca
di una fuga, di un ingresso, di un
wormhole.