La doppia personale alla galleria Pack ruota intorno a un libro. Un’edizione limitata che riassume vent’anni di attività di Franko B (Milano, 1960; vive a Londra), noto performer italo-inglese. Oltre agli scatti delle sue performance, ne vengono esposti alcuni di quelle di un artista altrettanto conosciuto, Zhang Huang (An Yang City, 1965; vive a Shanghai e New York).
Deposizione e Posizione, come indica il titolo della mostra, rappresentano la differente iconografia delle fotografie esposte. Da una parte, l’aspetto sepolcrale di Franko B, accentuato dal cerone che ricopre il suo corpo durante le performance. Dall’altra, l’ambigua plasticità densa di suggestioni dell’artista cinese. Entrambi sono perfette icone dell’imperturbabilità, che affontano impassibili i supplizi della carne. Come se si trattasse di esercizi spirituali, ma privi di tensione verso il trascendente. Una sorta di mistica che scava nel proprio corpo uscendo da sé, ma senza approdare in alcuna dimensione ulteriore, se non quella estetica.
Franko B rifiuta esplicitamente l’aspetto rituale della performance. Nelle sue esibizioni la reificazione di sé e l’ossessione per l’umiliazione e la vergogna, pur presentando aspetti liberatori per le pulsioni dell’artista, non appartengono nemmeno a una dimensione “terapeutica”. Come le fotografie esposte testimoniano, la sua violenta scoperta dell’interno del corpo e la poetica del sangue che persegue hanno una dimensione esteriore irrinunciabile. Concependosi come
tableau vivant, Franko B elabora così un distacco dal proprio sé per raggiungere una dimensione principalmente estetica e non estatica.
Nonostante ciò, nelle sue performance l’aspetto meramente visivo si accompagna a un contraccolpo del reale sullo spettatore. Rafforzando e indebolendo nello stesso tempo l’esperienza estetica. Da un lato, provocano una violenta commozione, disgusto e anche paura. Ma, d’altra parte, l’aspetto meramente formale ritorna ad anestetizzare lo spettatore e a lenire il suo sconvolgimento. Le opere presentate in galleria sono fotografie di grande formato, che riguardano soprattutto performance accumunate dallo scorrere del sangue dell’artista, da quello sulla passerella di
I miss you alla ferita allo stomaco di
Aktion 398, dai lenzuoli intrisi di
Still life alla quello che scende dalle sue braccia in
Oh lover boy.
Don’t leave me this way è una composizione di nove fotogrammi come l’antistante
Window di
Zhang Huang. È qui che avviene l’accostamento fra i due artisti. Da un lato, Franko B seduto su una sedia e bombardato da luci di diversa intensità; dall’altro, Huan alle prese con un mulo in un atteggiamento ambiguo, fra ironico erotismo e violenta manipolazione. Le altre fotografie dell’artista cinese documentano la performance
My Rome, lontana da quelle dell’artista italo-inglese, immersa in un’atmosfera classicheggiante, sospesa fra Estremo Oriente e antica Roma.
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questa recensione è un chiaro caso di analfabetismo artistico, vuota di contenuti e di qualsiasi parvenza di profondità
Mi spiace che la mia recensione non abbia incontrato il suo apprezzamento e l'abbia addirittura indignata. La prendo comunque come una critica positiva. Chè dall'analfabetismo si può comunque uscire. L'arroganza, invece, pare sia un male non curabile.
certo che sembro arrogante, di fronte a tal pochezza di idee e concetti anche una pianta grassa lo sembrerebbe
perché non cominci a fare mostre degne di questo nome anziché stare su exibart a scrivere commenti? bravo con la finanza non vuol dire bravo con l'arte. in fondo, pavido come il tuo omonimo... eppoi assomigli proprio a una pianta grassa!
Letteralmente allibiti per le accuse rivolteci dal gallerista Abbondio chiediamo, tuttavia, ai lettori di non rivolgersi a quest'ultimo con attacchi personali che lasciano il tempo che trovano. Se il commentario non è davvero luogo adatto per le recriminazioni di galleristi delusi in vena di offendere il lavoro di articolisti e critici (è la prima volta che ci capita in 10 anni), lo è ancor meno per accanirsi con attacchi personali. Invitiamo tutti a darsi una calmata. Scusandoci noi in prima persona sia con il bravo Mazzoni che si è dovuto prendere dell'analfabeta, sia con il gallerista che ha subito le accuse della lettrice. Saluti.
Grazie Direttore, per quanto mi riguarda riconosco di avere sbagliato i toni, anche se rivendico il diritto di commentare l'operato del critico come per altro egli fa con me. La mia delusione nasce da una recensione particolarmente poco curata per una mostra che secondo me richiedeva un maggior approfondimento...detto questo rinnovo le mie scuse al vostro recensore per l'ingiustificata durezza.