Francesco Totti ripreso di spalle, solo in mezzo ad un campo di calcio gigantesco, che sembra quasi inghiottirlo; Roberto Baggio, immortalato dal basso verso l’alto, circondato da miriadi di fotografi, che siguarda intorno disorientato; Paolo Maldini con una smorfia sul viso che ne sottolinea la concentrazione, la totale dedizione, l’impegno, e ne snatura i tratti del volto.
Le fotografie di Marco Anelli, romano, classe 1968, esposte presso la Galleria del Gruppo Credito Valtellinese, svelano del calcio un qualche cosa che il pubblico degli appassionati o dei semplici spettatori, ha dimenticato: che questo sport, prima di essere banalizzato e brutalizzato dalla parola e dai media, è emozione violenta, gesto, lotta.
All’interno della lunga sala dove si trovano esposte le 83 fotografie (8 gigantografie formato 120×180; 25 immagini formato 70×100; 50 formato 50×60), quelle che si fanno incontro allo spettatore non sono le solite scene tratte da una qualunque domenica calcistica, ma istanti eterni, attimi fondanti di una mitologia guerriera in bianco e nero in cui è l’uomo-calciatore ad essere protagonista.
Non ci sono goals, punizioni, grandi parate, geometrie impeccabili: i giocatori sono ritratti alla stregua di antichi gladiatori, pronti a sfidarsi con grinta e sofferenza, concentrazione e tensione, in un dualismo con l’avversario dal sapore vagamente manicheo.
Così, mentre tutti si preparano a godere dell’evento calcistico per antonomasia, i mondiali giapponesi, è proprio lo sguardo disincantato e distaccato da non addetto ai lavori di Anelli, a farci vedere da vicino che cosa sia realmente questo sport.
L’artista comincia ad interessarsi del calcio solamente dall’estate del 2000, dopo la vittoria dello scudetto
Con queste fotografie, Marco Anelli si assicura nel 2001 il Premio Fuji Italia e il Premio Canon Giovani Fotografi, e convince l’agenzia Grazia Neri e Sportweek, il magazine della Gazzetta dello Sport, a credere nel suo modo poetico e raffinato di raccontare il calcio, sostenendo questa mostra. Correda il catalogo Federico Motta Editore un testo del cantautore Lucio Dalla, un racconto fantasioso ma ingenuo, che mostra la corda nel suo essere figlio più del tifoso che del letterato, e che nulla aggiunge al senso globale del lavoro.
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Riccardo Belotti
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