Più di una coppia allo stesso tempo artistica e sentimentale è salita alla ribalta dell’arte italiana degli ultimi anni: Botto e Bruno, Bianco-Valente, Pennacchio Argentato, Ottonella Mocellin e Nicola Pellegrini.
Vedovamazzei (Simeone Crispino, Frattaminore (Napoli), 1962 e Stella Scala, Napoli, 1964) sono fra quegli artisti à la page che, intrisi di un’accumulazione di riferimenti culturali più o meno alti, realizzano opere che possono sembrare vere e proprie boutades.
La loro arte è multiforme, essi coprono quasi tutto lo spettro della creatività contemporanea, dal disegno all’installazione sonora; nel caso dell’intervento realizzato per lo Spazio Erasmus Brera -trasformato letteralmente per l’occasione dal duo- si tratta di qualcosa che potrebbe essere definito come design anti-funzionale.
Il muro che divide in due lo spazio espositivo diventa presenza aleatoria: in esso è incastonata una porta apribile ma assolutamente inutile, che oscilla unitamente a tutto il muro creando un notevole spostamento d’aria. Si tratta dunque di un ventilatore, peccato che il rapporto costi-benefici sia notevolmente in perdita.
Questo muro-ventilatore segue di poco la casa di Buster Keaton creata da Vedovamazzei, una tipica abitazione monofamiliare statunitense la cui struttura è visibilmente inclinata su un lato.
Altra opera in mostra è una serie di abat-jour i cui copri-lampada sono ricoperti di forellini, dovuti a bruciature, disposti in maniera irregolare ma non casuale: essi riproducono gli studi sulla disposizione delle macchie solari. Le abat-jour contengono, in maniera piuttosto anacronistica, candele anziché lampadine elettriche.
Completano la personale due disegni che costituiscono uno dei più originali omaggi a Mario Merz, scomparso pochi mesi fa. Il grande artista torinese notò una somiglianza fra Crispino e l’imperatore romano Traiano e allora ecco ibridati i tratti di Crispino con quelli dell’imperatore e, di rimando, quelli della Scala con quelli di Napoleone.
Artisti come Vedovamazzei sembrano applicare il desueto motto “La fantasia al potere”. L’interrogativo, almeno per quanto concerne questa mostra, resta la verifica della natura del “potere” ottenuto da questo tipo di arte: libertà creativa, giocosità più o meno disinibita, possibilità di divertirsi, o -nella peggiore delle ipotesi- solo volontà gratuita di spiazzare il pubblico. La ricerca di Vedovamazzei sembra scartare quest’ultima ipotesi e inserisce l’arte del duo nel solco dello sforzo -forse velleitario?- di portare a un pieno compimento la poetica Postmoderna.
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