Il collettivo Invernomuto rappresenta negli ultimi anni uno
dei casi più interessanti di sperimentazione artistica e transmedialità nel
nostro paese. Eccoli ora in una galleria privata, la prima che li espone in
Italia, con un progetto che – come c’era da aspettarsi – coerentemente
ripresenta tutte quelle suggestioni tipiche ormai del loro lessico, persino
annunciando l’avvento della mostra con tre veri e propri trailer (diffusi
online nelle settimane precedenti l’inaugurazione) narrati dalla voce evocativa
del musicista e artista americano John Duncan, che introduce il visitatore alla
fantomatica figura di Bob.
Dopo Boomeria e Village Oblivia, i precedenti progetti che
s’inserivano in una costante ricerca di interstizi borderline tra fiction e
realtà, è ora la volta di B.O.B. Un acronimo che custodisce una sorta di mistero, una
pioggia di identità che si può individuare nella triangolazione di tre diverse
figure: un Bob completamente di fiction; uno ripescato dal ricordo di una serie
televisiva famosa negli anni ‘80, il redneck Zio Jesse di Hazzard;
cantante punk americano fondatore dei Misfits che, sebbene sia una figura del
reale, presenta nella sua biografia diverse fughe verso immaginari esoterici o
alternativi alla realtà.
La mostra, che si apre con una
spaesante pozza di slime, nella quale il visitatore deve invischiarsi se vuole
visitare la piccola stanza della galleria, palesa lo spirito eccentrico che
contraddistingue l’allestimento, formato più da curiosi reperti che da vere e
proprie opere. Fotografie, piccole stampe low-file, poster, sculture
indecifrabili e video che sembrano tratteggiare una topografia ermetica,
contraddistinta da luoghi segreti, impenetrabili come grotte ancora vergini e
popolata da individui difficilmente riconducibili a una cultura o a una
geografia precisa.
È così che lo slime appiccicoso
appare come l’improbabile ma efficacissimo collante che tiene insieme tutti
questi brandelli di esperienze reali e irreali fagocitandole, proprio come il Blob cinematografico entrato a far
parte del nostro immaginario, sino a diventare una metafora.
Anche in quest’occasione,
Invernomuto ha chiesto ad altri autori di collaborare alla scrittura di questo
brano surreale; perciò nelle bacheche vediamo una selezione d’immagini scelte
da Mudboy, Peter
Sutherland e Kaari
Upson.
Strati di realtà si sovrappongono,
creando una mappa dove i riferimenti reali e immaginari fanno scaturire
improvvise e schizofreniche coordinate che non portano in nessun luogo, che
mirano a insabbiare piuttosto che svelare. Eppure, questo gioco di rimandi e
richiami non si manifesta mai in un risultato sfilacciato o caotico; al
contrario, ogni singolo elemento, dal più bizzarro (lo slime verde fluo) al più
tipico (i video “sporchi” e recuperati), pare una testimonianza precisa e
opportunamente scelta, collocata.
Fino al grande pannello di lamiera
aerografato con i volti dei tre “bob”, The Bobs, che celebra il dominio
di questo assurdo triumvirato su un territorio d’invenzione e al contempo
concretissimo nella memoria collettiva e individuale degli artisti e dei
visitatori.
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A
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e Fast Forward
riccardo conti
mostra visitata il 13 aprile 2010
dall’otto aprile al 15 maggio 2010
Invernomuto
– B.O.B.
Galleria Patricia Armocida
Via Bazzini, 17 (zona Piola) – 20131 Milano
Orari: da martedì a sabato ore 11.30-13 e 15.30-19
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 02 36519304; galleriapatriciaarmocida@gmail.com;
www.galleriapatriciaarmocida.com
[exibart]
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