Konstantin Batynkov (Sebastianopoli, 1959), pittore e fotografo che vive e lavora a Mosca, un gigante alto due metri, ex campione di basket moscovita, figlio di un aviatore polare, che piacerebbe a Saint Exupéry, autore del “Petit Prince”, a Magritte e a Giacometti. L’artista pluripremiato che negli anni Ottanta, nel clima effervescente della Perestrioka, è stato tra i protagonisti del gruppo pietroburghese dei Mitki. A Milano ha portato i suoi diafani paracadutisti, bambini pattinatori, cani, uomini, sottomarini, navi, elicotteri, figure filiformi simili a spilli o punti esclamativi con la schiena reclinata come geroglifici della precarietà. Queste silhouette nere su sfondi bianco o grigio, senza peso, si librano nell’aria e fluttuano nel nulla. Le sue opere incantano per levità e precisione del tratto impressionista, e per le atmosfere espressioniste. La mostra si divide in due spazi. In quello al piano terra si trovano stormi non di rondini ma di Paracadutisti, rappresentati con un segno essenziale, sicuro, rapido, immediato nella sua indiscutibile capacità di cogliere l’essenza del movimento. Non si dimenticano i sei piccoli ritratti di esili bimbi, inquietanti e dallo sguardo triste (forse apparizioni dei sopravvissuti di Cernobyl?).
Nella stanza sotterranea, invece, all’esterno nel cortile della galleria, in una “project room” con mattoni rossi a vista, spiccano quattro grandi opere apocalittiche dal titolo Cosmo con deflagrazioni di pianeti, piogge di meteoriti fluttuanti in dimensioni oniriche e visioni surreali che sembrano sfondare le pareti.
Sono di un realismo magico anche la serie di opere Interni, dove aleggia l’eco delle fiabe della cultura popolare russa, dei giochi, dei canti, il ricordo delle parate militari che danzano nello spazio e i pattinatori. Questi personaggi fiabeschi sembrano fuggiti dalle pagine di Racconti pietroburghesi di Gogol’ e i suoi panorami ammantati di neve seducono per una silenziosa, misteriosa e melanconica bellezza. L’artista rappresenta ombre di migrazioni di popoli in bilico tra sogno e realtà, sullo sfondo fanno capolino città fatiscenti – come nelle opere Mosca-Pechino e Mosca – fatte di architetture smaterializzate, fuori dal tempo, però luminose, cangianti, seppure prive di colore, e che riflettono una luce opaca elaborata negli anni in cui ha dipinto in una cantina senza luce immaginando il suo mondo animato da figure grigie, nere, bianche abbacinanti, sopravvissute a una bufera di neve e al tempo.
jacqueline ceresoli
mostra visitata il 3 aprile 2012
dal 3 aprile al 15 giugno 2012
Konstantin Batynkov – Paracadutisti
Galleria Nina Lumer
Via Carlo Botta 8 (20135) Milano
Info: +39 0289073644 – info@ninalumer.it– www.ninalumer.it
[exibart]