“
Suono il computer”. Può far sorridere ma, nel caso vi
troviate a scambiare due parole con qualcuno che esordisce in questo modo,
sappiate di non avere a che fare con un folle esaltato di PC (e con sommarie
lacune grammaticali). Il computer, infatti, si può suonare e non senza
successo, visto il favore che la scena musicale
elettronica sta riscontrando in mezzo mondo, da New York a Tokyo, passando per
Milano e Londra.
Convenzionalmente
detta micromusic, ma conosciuta anche col nome di chip-music, prende le mosse
dalla reinterpretazione delle potenzialità di tecnologie considerate ormai obsolete:
si tratta di processori a 8-bit ricavati da console e computer simbolo degli
anni ‘80, come GameBoy, NES (Nintendo Entertainment System), Atari o lo storico
Commodore 64.
Nella seconda
personale presso la Galleria Fabio Paris,
Tonylight (Brescia, 1973; vive
e lavora a Milano), da un decennio
fra i maggiori esponenti della micromusic sul
territorio
nazionale, intreccia i due filoni guida della sua produzione. Da
un lato, appunto, le sperimentazioni nate dalle molteplici combinazioni fra
strumentazioni musicali “tradizionali”, come sintetizzatori e mixer, unite a
vere e proprie componenti fisiche estrapolate da videogame culto della “generazione
X”, si combinano in una performance live sviluppata sulla videoproiezione a
base di grafica NES dell’americano
Jeff Donaldson (
Nanonoise, 2009); dall’altra la
serie
Space Led che, tramite installazioni luminose animate, rimanda ai simboli
che hanno segnato l’immaginario di chi, per primo, ha avuto la possibilità di
testare l’avvento dell’era digitale e dei videogiochi.
In entrambi i casi vi è
l’intenzione di riportare a nuova vita mezzi superati, in linea con l’interesse
sempre più insistente verso i processi di riciclo e riutilizzo. Risulta a
proposito interessante il reimpiego di moduli grafici digitali del passato,
filtrati attraverso led luminosi e riletti in chiave design, così come la
Solar
Audio Bag che completa la piattaforma-audio costruita
ad hoc dall’artista: questa
sorta di trolley-amplificatore, con pannello fotovoltaico incorporato, permette
infatti a chi suona di poterlo fare in qualsiasi luogo e momento, senza
l’ausilio di alcun generatore, consentendo di propagare la musica a 360 gradi e
traslando, in un certo senso, quello che era stato il primario intento degli
inventori delle console mobili, ossia permettere allo svago, al divertimento di
muoversi senza limiti di spazio e vincoli.
Se da un lato quindi
il consenso verso questo nuovo panorama risulta anomalo, alla luce soprattutto
di un presente governato da piattaforme di ultima generazione che puntano a
effetti sonori e definizioni grafiche di altissimo livello, è allo stesso modo
curioso, da un punto di vista prettamente sociale, vedere come sia tornato in
auge un interesse pressante verso un passato sommariamente recente – e per
svariato tempo etichettato come kitsch – come quello del ventennio scorso (si
pensi alla moda e al design).
Suona come un
presagio, ma… sarà forse vero che non si esce vivi dagli anni ‘80?
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Bè renata se mi citi così gli afterhours allora sei promossa a pieni voti, comunque a parte gli scherzi, mostra stupenda e performance ancor di più!pollice su per tonylight