Con la mostra curata da Philippe Daverio e Dominique Stella, il Credito Valtellinese festeggia il ventennale dall’inaugurazione dello spazio espositivo al Palazzo delle Stelline, per il quale
Andy Warhol aveva realizzato una serie di serigrafie, riletture dell’affresco leonardesco. Il rischio di autoreferenzialità è però totalmente sconfitto dalla grande eco prodotta dal tema scelto, rivitalizzato in quest’occasione non soltanto secondo una visione religiosa. Le rielaborazioni contemporanee rappresentano in realtà le uniche opere che il pubblico può sperare di ammirare, essendo le due opere più famose, le ultime cene leonardesca e warholiana, praticamente precluse al grande pubblico.
La mostra è distribuita in tre sedi espositive: il Palazzo delle Stelline, la Piccola Sacrestia e il Refettorio della chiesa di Santa Maria delle Grazie. La sbavatura organizzativa è stata quella di ambientare una parte -la più prestigiosa- di una mostra temporanea in uno spazio la cui visita richiede la prenotazione con diversi mesi di anticipo. Qualcuno avrà forse sperato, grazie a quest’evento, di poter ammirare con maggiore facilità il
Cenacolo di
Leonardo, normalmente inaccessibile agli stessi cittadini milanesi. Le regole per l’ingresso non sono invece mutate e le opere di Leonardo e Warhol qui esposte, sulle quali si è basata l’azione promozionale e che di questa mostra dovevano essere il fulcro, di fatto ne sono rimaste escluse.
Lo spettatore può consolarsi pensando che il suo destino è condiviso dagli operatori del settore.
Vale comunque la pena di visitare i restanti spazi espositivi. Si passa allora nel chiostro di Santa Maria delle Grazie e ci si ritrova tutto a un tratto sottratti dalla vita urbana e immersi nella quiete monastica di un giardino. Qui si affaccia la Piccola Sacrestia, un gioiello di equilibrata bellezza, che di per se giustifica la visita, molto più che l’opera di
Martial Raysse qui esposta.
Un’ambientazione spettacolare offre anche il Palazzo delle Stelline, dove si trova la parte più significativa della mostra. L’ingresso allo spazio espositivo vero e proprio è preceduto dal collage di immagini sull’ultima cena di
Lorenzo Petrantoni, che ricopre in maniera pervasiva, ossessiva e tuttavia divertente una totalità di 5,81 metri quadri di vetrate. Sorprende all’ingresso una lunga tavola imbandita,
Vetro Cenacolo, riproduzione da parte del maestro muranese
Silvano Signoretto del vivace e sovrabbondante affresco della chiesa di Santo Stefano di Carisolo. La densità di forme e di colori dell’originale pittorico risulta addirittura intensificata nella versione vitrea e raggiunge il suo massimo nelle trote iridescenti, nel rosso intenso dei granchi, nei boccali bugnati e nella coppa con l’agnello al centro della composizione.
Daniel Spoerri declina invece il tema della mostra nelle ultime cene di diversi personaggi storici, tredici tavole in marmo di Carrara trattato con ossidi di ferro, sulle quali spicca, per maggiori dimensioni, la cena di Cristo.
Molto suggestiva anche la tecnica scultorea, che richiama il “non finito” michelangiolesco. Un’interpretazione attualizzante e convincente è fornita dall’
Ultima cena di
Antonio Recalcati, nella quale la tavola semplicemente imbandita sembra porsi come sintesi fra il tormento del peccato e l’appagamento dell’animo nella pace.