Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
08
maggio 2009
Se si cercano prove dell’ineluttabilità della morte, la NotFair Gallery è il posto giusto. La morte c’è, esposta in tutta il suo spaventoso mistero. La morte c’è, nonostante un visitatore distratto, che ne ha fatto cadere il simulacro dal piedistallo, rompendolo. Ma non c’è proprio modo di scampare al terrore della Nera Signora, neanche quando si parla di opere d’arte. La morte ritorna, assumendo forme diverse dall’origine, ma onnipresente.
Lo sosteneva anche Sigmund Freud, scrivendo che l’uomo conserva nel suo inconscio l’illusione di chi non crede alla propria mortalità. Il padre della psicanalisi è un’altra delle menti a cui Sabine Delafon (Grenoble, 1975; vive a Milano) rende omaggio nella sua prima personale in una galleria milanese. Attenti sono i visitatori che si muovono guardinghi tra le fragili, vitree effigi; Attenti sono coloro cui gli idoli sono dedicati, personalità che grazie al loro intelletto e spirito hanno cambiato la nostra esistenza, non solo terrena; Attenti, un monito che parte dalla spiccata sensibilità dell’artista e che, con la delicatezza del vetro, colpisce il pubblico contemporaneo, disabituato alla riflessione e al raccoglimento, come un macigno.
È una collezionista, Delafon. Raccoglie tracce e oggetti che rappresentano i cambiamenti; cose inanimate, a tratti banali, che assumono un’aura che trascende da quella di puri trofei da cabinet of curiosities, per diventare simbolo di un’intelligenza più alta. Uno slittamento semantico che in alcuni casi porta addirittura al divino, al soprannaturale, all’intangibile. Sfiora il trash, Delafon, sfruttandone la forte valenza estetica per esprimere la potenza del pensiero di geni come Caravaggio e Napoleone Bonaparte, ma anche di Gesù Cristo e di Budda.
Il bianco, unito alla vitrea trasparenza, diventa portatore della complicazione del pensiero psicanalitico in un gioco di contenitori e contenuti. Algido metallo e vetro si uniscono per ridare vita a Isaac Newton; un paio di dadi da gioco – il cui colpo non abolirà mai il caso – sono la raffigurazione del prodigio di Albert Einstein. Scienza e religione si fronteggiano e si mischiano, senza conflitti, perché, come sosteneva Eraclito, “quest’ordine universale, che è lo stesso per tutti, non lo fece alcuno tra gli dei o tra gli uomini, ma sempre era è e sarà fuoco sempre vivente, che si accende e si spegne secondo giusta misura”.
È una collezionista, Delafon. Di persone, di menti, d’intelligenze. Che vengono rievocate quando non più presenti, e che vengono raccolte quando ancora in vita. È una fanzine, infatti, che accompagna la mostra. Non un catalogo convenzionale, ma un’antologia di testi, scritti di critici, artisti, amici e sconosciuti, persone che gravitano nell’orbita del mondo dell’artista e che ne diventano inevitabilmente parte.
“Artista è soltanto chi sa fare della soluzione un enigma”: Sabine Delafon prende alla lettera l’insegnamento di Karl Kraus. Attenti!
Lo sosteneva anche Sigmund Freud, scrivendo che l’uomo conserva nel suo inconscio l’illusione di chi non crede alla propria mortalità. Il padre della psicanalisi è un’altra delle menti a cui Sabine Delafon (Grenoble, 1975; vive a Milano) rende omaggio nella sua prima personale in una galleria milanese. Attenti sono i visitatori che si muovono guardinghi tra le fragili, vitree effigi; Attenti sono coloro cui gli idoli sono dedicati, personalità che grazie al loro intelletto e spirito hanno cambiato la nostra esistenza, non solo terrena; Attenti, un monito che parte dalla spiccata sensibilità dell’artista e che, con la delicatezza del vetro, colpisce il pubblico contemporaneo, disabituato alla riflessione e al raccoglimento, come un macigno.
È una collezionista, Delafon. Raccoglie tracce e oggetti che rappresentano i cambiamenti; cose inanimate, a tratti banali, che assumono un’aura che trascende da quella di puri trofei da cabinet of curiosities, per diventare simbolo di un’intelligenza più alta. Uno slittamento semantico che in alcuni casi porta addirittura al divino, al soprannaturale, all’intangibile. Sfiora il trash, Delafon, sfruttandone la forte valenza estetica per esprimere la potenza del pensiero di geni come Caravaggio e Napoleone Bonaparte, ma anche di Gesù Cristo e di Budda.
Il bianco, unito alla vitrea trasparenza, diventa portatore della complicazione del pensiero psicanalitico in un gioco di contenitori e contenuti. Algido metallo e vetro si uniscono per ridare vita a Isaac Newton; un paio di dadi da gioco – il cui colpo non abolirà mai il caso – sono la raffigurazione del prodigio di Albert Einstein. Scienza e religione si fronteggiano e si mischiano, senza conflitti, perché, come sosteneva Eraclito, “quest’ordine universale, che è lo stesso per tutti, non lo fece alcuno tra gli dei o tra gli uomini, ma sempre era è e sarà fuoco sempre vivente, che si accende e si spegne secondo giusta misura”.
È una collezionista, Delafon. Di persone, di menti, d’intelligenze. Che vengono rievocate quando non più presenti, e che vengono raccolte quando ancora in vita. È una fanzine, infatti, che accompagna la mostra. Non un catalogo convenzionale, ma un’antologia di testi, scritti di critici, artisti, amici e sconosciuti, persone che gravitano nell’orbita del mondo dell’artista e che ne diventano inevitabilmente parte.
“Artista è soltanto chi sa fare della soluzione un enigma”: Sabine Delafon prende alla lettera l’insegnamento di Karl Kraus. Attenti!
articoli correlati
Delafon a Torino
guia cortassa
mostra visitata il 21 aprile 2009
dal 9 aprile al 16 maggio 2009
Sabine Delafon – Attenti
NotFair Gallery
Via Broletto, 26 (zona Castello) – 20121 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 15-19
Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0289401707; mob. +39 3491200724; info@notfair.org; www.notfair.org
[exibart]
Come sempre uno dei suoi delicati e profondi lavori, bravissima Sabine!