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Fino al 16.X.2015 | Alpha, Amedeo Abello | Galleria Arnaldo Pavesi, Milano

di - 10 Ottobre 2015
La Galleria Pavesi di Milano apre la stagione con una mostra dai toni bianchi e neri.
Parliamo di “Alpha”, la prima personale del fotografo e designer torinese Amedeo Abello, classe 1986, con una formazione tra Torino, Parigi e lo IUAV di Venezia. Iniziamo da IDA Identity’s Alphabet – Ricerca fotografica sull’alfabeto delle identità (2013), che nasce dal bisogno di indagare i legami tra identità, immagine e nome proprio. Infatti, il fotografo, riflettendo sulle prime lettere del suo nome e  cognome – una doppia A – trova persone che come lui abbiano le stesse iniziali, seguendo l’alfabeto italiano. Ogni grafema – dalla A alla Z – è composto dall’accostamento di negativi di pellicola (35mm) a 36 fotogrammi in bianco e nero scattati con una Leica. Ogni composizione – una per lettera – ha per protagonista un individuo, il cui nome e cognome sia formato dalla stessa iniziale, a testimonianza di ciò le carte d’identità fotocopiate sono poste accanto. Un alfabeto umano costituito da volti, espressioni e storie diverse.
Il tema dell’esistenza è analizzato anche in un’altra opera: LIFE, la quale presenta la stessa tecnica esecutiva della precedente. Su un’installazione luminosa, composta da otto cornici retroilluminate, sono posti dei negativi; ogni rettangolo contiene una lettera e accostando i primi quattro si può leggere “life”, mentre accostando i quattro sottostanti si legge “file”. Le foto nel blocco “life” rappresentano scene di vita quotidiana, mentre nel blocco “file” sono mostrate immagini di pc e di desktop che usiamo e osserviamo quotidianamente. Ancora una volta il fotografo gioca con lettere e immagini, in un anagramma visivo che riflette sul labile confine che ormai esiste tra la vita reale e quella virtuale.

Risulta chiaro dai lavori in mostra, che la fotografia in analogico è il medium che meglio può esprimere quello che riesce a cogliere Abello, non solo per la precisione e la profondità del chiaroscuro, ma per la filosofia che sta dietro a tutto questo: con un rullino si scatta e via, quel che è preso è preso. Bisogna aspettare di sviluppare le foto per scoprirne il vero soggetto, il risultato. Anche in questo l’analogico è diverso dal digitale, che nonostante i suoi mille pregi, ha però fatto perdere quella sorta di curiosità e di desiderio che solo l’attesa sa creare. Il concetto di “carpe diem” fotografico è stato colto da Abello anche nel suo lavoro francese: Photomaton, progetto ospite a Villa Testori durante la rassegna Giorni Felici (2014). L’artista, servendosi delle cabine fotografiche dislocate in tutta la metropolitana parigina – in un modo che ricorda un po’ Il favoloso mondo di Amelie – pone sulle proprie ginocchia uno specchio, posizionato a 45 gradi, così da catturare visivamente il mondo oltre la tendina –  come in una sorta di palcoscenico riverso – rendendo la realtà dinamica circostante il soggetto delle fototessere stampate. Negli scatti di grande formato invece, c’è la ricerca di un soggetto estetico, di una forma, di un corpo dinamico, di un cielo plumbeo, di uno sguardo vuoto. Immagini dove risulta chiaro che, nonostante la fotografia sembri un’attività in cui ormai ognuno si possa improvvisare – “un gioco per tutti” scrive Italo Zannier – ci sia uno sguardo preciso, serio e consapevole.
Micol Balaban
Fino al 16 Ottobre 2015
Amedeo Abello, Alpha
Galleria Arnaldo Pavesi,
via Guido d’Arezzo 17 Milano
Tel. + 39 335 6050600
Sito: www.pavesicontemporart.com
Mail: arnaldopavesi@gmail.com

Di origini italo-armene, classe 1990, vive a Milano, dove si laurea in Scienze dei beni culturali e si specializza in Arti, Patrimoni e Mercati, con ricerca tesi in Danimarca focalizzata sulle European Capitals of Culture. Il suo amore per la cultura nasce sin dall’infanzia, da cui sviluppa una grande passione per diverse forme d’arte, dalla letteratura al teatro e alle arti visive, sposando così un atteggiamento curioso che la porta oggi alla ricerca e alla scrittura nel settore. e.

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