Nell’autunno del 2007,
Søren Lose (Nykøbing, 1972; vive a Berlino) vince un soggiorno studio a Istanbul, nell’ambito del progetto
artist-in-residence promosso dal Danish Arts Council. Bastano pochi mesi al fotografo danese per inquadrare lo spirito di una città apparentemente sfuggente e imprendibile.
La tristezza e la malinconia di certe rovine di Istanbul convivono nelle fotografie in mostra con i palazzi simbolo della città moderna. Lo spirito del tempo aleggia sulle opere di Lose: passato, presente e futuro si fondono, dando vita a un tempo altro, irreale e sospeso. Søren Lose rovista tra le ceneri di un impero crollato, portando alla luce la desolazione e la tristezza generata dalle rovine. Le case di legno tarlate, incendiate e crollate sono elementi che caratterizzano il panorama di Istanbul.
Nella serie
Transitions, Lose li colleziona, accostandoli gli uni agli altri in una sorta di enciclopedia di relitti nostalgici. Rovine sventrate e abbandonate diventano il soggetto preferito del fotografo-poeta: “
La fotografia attua l’imperativo surrealista di adottare un atteggiamento inflessibilmente egualitario di fronte a qualsiasi soggetto”,
scrive Susan Sontag, “
e ha di fatto manifestato una predilezione inveterata per il ciarpame, i rifiuti…, le bellezze marginali dei vicoli, …le facciate di case in rovina”.
In
Tomorrowland l’architettura sembra disabitata, vuota, quasi fantasmatica; si erge a monumento di un’assenza umana. Anche Hagia Sofia sembra un’apparizione notturna, in una città che rimane sempre semibuia. Ed è proprio così che descrive la sua città Orhan Pamuk in uno dei suoi più celebri ritratti, come “
una fotografia in bianco e nero, un mondo semibuio e grigio”.
Ma Istanbul si mostra soprattutto nelle sue contraddizioni moderne, con i suoi palazzi in cemento che svettano e si contendono lo skyline con i minareti delle moschee. Il Park Hotel sventrato e l’Odakule colto con le sue luci nel crepuscolo della sera sono l’altra faccia di una Istanbul fatta di resti bizantini ed edifici del fasto imperiale. Nell’opera di Lose, i grattacieli si fondono con gli edifici antichi fino a creare nuovi ibridi, cristallizzati in sculture dall’essenza fragile.
L’installazione
Transmutation si serve dell’innovativa tecnica del
rapid prototyping per creare dei modelli tridimensionali in gesso da rendering digitali. Gli edifici si scontrano, il vecchio e il nuovo coesistono creando nuove possibilità architettoniche con la loro commistione di stili. La terra del domani nasce dall’unione della storia di una civiltà sepolta con la possibilità di un futuro da costruire, ma ancora in balia di molte contraddizioni.