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Fino al 17.II.2002 | Dalla Scapigliatura al Futurismo | Milano, Palazzo Reale

di - 23 Ottobre 2001

Tra la fine dell’Ottocento e il principio del Novecento, l’Italia visse un periodo di profonde trasformazioni culturali, politiche, sociali ed economiche: la borghesia imprenditoriale e finanziaria salì al potere, diventando la nuova classe dirigente; la cultura positivista diede un impulso senza precedenti alla scienza e alla tecnologia; l’assetto politico frammentario del Paese si coagulò in una complessa unità.
In questo clima innovativo, Milano assunse un ruolo di primaria importanza in campo socio-economico e di avanguardia in ambito culturale. Qui si avvertirono, infatti, più vivamente gli impulsi di un nuovo modo di fare arte, svincolato dal rigido dettato delle Accademie e specchio fedele dei travagli sociali in atto, delle mille contraddizioni della nascente società industriale.
A queste vicende artistiche è dedicata la mostra “Dalla Scapigliatura al Futurismo”, aperta fino al prossimo febbraio presso il Palazzo Reale di Milano, produttore del progetto espositivo con ArtificioSkira. La rassegna, curata da Flavio Caroli e Ada Masoero, presenta novantasei opere, tra dipinti e sculture, e ripercorre quasi sessant’anni di attività artistica lombarda, compresi tra due conflitti bellici: la seconda delle tre Guerre d’Indipendenza, nel pieno dell’età risorgimentale, e la Grande Guerra, con cui nel 1918 Trento e Trieste vennero annesse all’Italia.
Il percorso espositivo principia con Giovanni Carnavoli, detto il Piccio, l’artista bergamasco ai cui paesaggi romantici, intrisi di luce, guardarono tutti gli esponenti della Scapigliatura. E prosegue con Federico Faruffini, antesignano con le sue tele anti-accademiche di quella generazione “ribelle” milanese che innovò profondamente il modo e il contenuto del fare arte, dando vita a una pittura caratterizzata da pennellate sfatte e vaporose, dense di luminosità, che privilegiava la sfera del privato e del sociale e a una scultura che sembrava negare la gravità della materia. Ne danno prova in mostra i lavori degli scapigliati Tranquillo Cremona, Daniele Ranzoni, Giuseppe Grandi, Luigi Conconi, Eugenio Gignous, Filippo Carcano, Ernesto Bizzarro, Paolo Troubetzkoy e Medardo Rosso che preludono alle ricerche sulla luce del Divisionismo.
Ritenuto una modesta filiazione del pontillisme francese, il movimento divisionista fu invece autonomo a tutti gli effetti, distinguendosi dalle coeve esperienze europee per una maggiore attenzione ai contenuti e alla resa del vero, intrecciato con istanze simboliste da un lato e socio-politiche dall’altro. Tra i principali esponenti di questa corrente troviamo esposti a Milano Giovanni Segantini (con la suggestiva versione minore de “L’ora mesta”), Carlo Fornara, Angelo Morbelli, Emilio Longoni, Giuseppe Pelizza da Volpedo e Gaetano Previati, i cui capolavori “La danza delle Ore” e “Il carro del Sole” preannunciano le ricerche futuriste, incentrate sulle trasformazioni urbanistiche e sociali delle grandi città. Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla e Gino Severini ci consegnano, infatti, le immagini di una metropoli industriale in cui – come si legge nel “Manifesto tecnico della pittura futurista” – “tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido”. Altre opere esposte di questo interessante periodo sono di Romolo Romani, Aroldo Bonzagni, Mario Sironi, Leonardo Dudreville, Achille Funi e Carlo Erba.
A corredo della rassegna è stato realizzato da Skira un catalogo contenente un saggio di inquadramento storico di Aada Masoero, un saggio storico di Giorgio Rumi sulla Milano dell’epoca, il catalogo delle opere esposte, le biografie degli artisti e la bibliografia generale.


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Annamaria Sigalotti



Piazza Duomo 12, tel. 02.875672, fax 02.875728. Dal 17 ottobre 2001 al 17 febbraio 2002. Orario d’apertura: tutti i giorni, ore 9.30-20.00; giovedì, ore 9.30-23.00; lunedì chiuso (la biglietteria chiude un’ora prima). Ingresso: L. 15.000, € 7.75 (intero), L. 12.000, € 6.2 (gruppi min.15-max 25 persone), L. 10.000, € 5.17 (ridotto: possessori “Carta Sessanta”, Studenti Universitari), L. 6000, € 3.10 (scuole dell’obbligo), ingresso gratuito (bambini fino ai 6 anni). I soci del TCI e del FAI avranno diritto all’ingresso ridotto a L. 12.000, € 6.20. Catalogo: Skira. Testi critici di Ada Masoero e Giorgio Rumi (in libreria, L. 90.000, € 46,48; in mostra L.65.000, € 33.57).
Infoline mostra: TicketOne, tel. 02.392261. Prenotazioni gruppi e scuole: Promozioni e Gruppi TicketOne, tel. 02.39226245-46-18-20; fax. 02.700444855. Prevendita biglietti (diritto di prevendita: L.2.000, € 1,10): TicketOne, tel. 02.392261; Pronto Pagine Gialle: 892424 (attivo 24 su 24 ore).



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  • Caro Jordan,
    il tuo messaggio è, oltre che profondamente stupido, decisamente fuori luogo.
    Sei da troppo poco tempo ospite di Exibart per sapere che io sono presente qui da molto più tempo di quanto puoi immaginare.
    Tu piuttosto, chi sei?
    Comunque, benvenuto anche a te.
    Spero solo sarai in grado evitare altre figuracce.
    Ciao, Biz.

  • Franca,
    nessun diritto di anzianità.
    Gli unici diritti che vigono qui sono la capacità di lettura e di intelletto.
    Noto che hai grande penuria di entrambi.
    Ciao, Biz.

  • C'è un solo modo per tenere testa a Biz... i librini bianchi, amici miei, sù... quelli che vagamante ricordano un antico presidente della Repubblica... e svegliàtevi, banda di ignorantoni!!!

  • Blackangel, sono un'ignorantona e per di più dormigliona. Ti chiedo, non per dare fastidio a Biz, ma proprio perchè non lo so: cosa sono i librini bianchi e qual era il presidente?

  • ..mi aggiungo pure io..non conosco i libricini bianchi...ma i cioccolatini bianchi e poi questo Biz chi e'? chi sei? una mosca? (Bi)zzzzzz...una zanzara?!?!?

  • E allora sta zitta e mangia i cioccolatini. Ma qualcuno di voi l'ha letto questo articolo? Io no. E che me frega? 'Sta Sigalotti ultracitata mi sa che e' come la Pezzica una proiezione virtuale? Ma esisti, ci sei? Se ci sei, batti un colpo! Ahahaha

  • Ho visitato questa mostra mercoledì 14.11.01 assieme alla dolcissima Anna Lavagnino.
    E' stato affascinante trovarsi di fronte a quelle opere che trasudano significati letterari e, avvolte in nubi di colore, ci presentano un'epoca tra le più affascinanti per l'italia e la più interessante per la Milano moderna.
    L'allestimento non mi è piaciuto; il curatore dell'illuminazione dovrebbe potersi esprimere in quel modo nelle profondità di una miniera.
    Le sale sono 8, due delle quali, mi sembra di ricordare, dedicate egregiamente al futurismo.
    Certo, non è una mostra che possa giustificare un lungo viaggio.
    Se escludiamo la parte riservata al futurismo, dove la scelta delle opere è ineccepibile e di chiara identificazione, la sezione dedicata alla Scapigliatura mi è sembrata carente di testimonianze configuarbili propriamente nello spirito Bohemien che ha caratterizzato il movimento.
    La parte migliore del pomeriggio, comunque, è stata la conversazione con Anna Lavagnino, sorseggiando un tea alla vaniglia.
    Ciao, Biz.

  • Complimenti, Anna! Oggi, navigando in rete, ho trovato un tuo pezzo linkato in una rubrica di un inserto di un grande quotidiano nazionale. Ed e' stato come riscoprirti! Non sapevo...In bocca al lupo per tutto!

  • Che schifo di polemica sotto questo pezzo! Tra i "brava", i "ti ho trovato su un altro sito" e i "vai a scrivere di cucina che fai prima" si è visto veramente il peggio di questo sito.

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