Dadamaino (1930-2004), artista dall’inconscio razionale, trova nello Spazialismo cosmico di Lucio Fontana la sua dimensione ideale che la porterà a elaborare la serie dei Volumi (1958), riconoscibili per fori dalle forme ellittiche praticati sulla tela di diverse dimensioni. Il processo di alterazione ottico-visiva si acuisce a partire dalla serie Volumi a moduli sfasati, degli anni’60, quando prende il sopravvento l’ordine, il controllo della superfici con forature regolari tracciate su fogli sovrapposti di materiale plastico, accentuando il movimento e la trasparenza come segno dell’immaterialità in cui si relazionano gesto, forma e pensiero. Sono cult i suoi Oggetti ottico- cinetici (1961), con placchette in alluminio fresato ognuna delle quali è suddivisa in nove segmenti rettangolari.
Questi sono i primi lavori di superamento dei limiti della figurazione, forme altre, esposti in occasione di una raffinata mostra dedicata all’artista milanese a cura di Francesco Tedeschi nelle prime due sale del piano superiore della galleria A Arte Invernizzi, dove il rigore è di casa.
Nel 1980, in occasione della Biennale, con I fatti della vita: ambiente ricoperto con 461 tele e fogli di diverso formato, invasi da una germinazione grafica, da piccoli segni tracciati con china, verticali, orizzontali e diagonali, ripetuti ossessivamente, l’artista riempie per intero lo spazio bianco.
La ripetizione del medesimo segno iniziò casualmente nel 1976, quando Dada (così chiamata dagli amici), traccia sulla sabbia un segno simile a una “H”, come tacita reazione all’eccidio di Tel al- Zaatar, svelando un automatismo psichico, una partitura vibrante e inconscia in bilico tra controllo grafico ordinato e vorticosa scrittura segnica eseguita a mano libera dall’artista.
I fogli esposti al piano inferiore della galleria ipnotizzano lo sguardo per moti dinamici tra pause e concatenazioni divergenti nello spazio che portano in superficie un alfabeto criptico e illeggibile e trascrivono il ritmo di un tempo soggettivo, altrimenti impercettibile. Tensione tra controllo e casualità continua nelle Costellazioni (1981-86), si risolve in una scarica di segni incontrollati, pura energia come accade anche nelle aggregazioni tracciate sui fogli in poliestere in Il movimento delle cose (1984) e Sein und Zeit (2000), che rimanda senza citarlo al saggio di Martin Heidegger Essere e Tempo. I fogli di poliestere trasparenti, non sono soltanto un supporto ma diventano materia del pensiero, una pellicola che separa l’infinitamente piccolo dall’incommensurabilmente grande in cui tra l’intervallo di un segno e l’altro si cela il ritmo, il mistero del cosmo. Completa l’esposizione un video imperdibile di Marina Spada, girato in galleria nel 1998, un intreccio appassionante tra passato e presente nel quale l’artista racconta Milano attraverso le sue esperienze, contatti, luoghi e passioni per il cinema, la ricerca di linguaggi oltre la figurazione e di un segno che supera lo spazio e il tempo in cui, scriverà Dada “Tutta la mia vita è lì”.
Jacqueline Ceresoli
mostra visitata il 7 gennaio 2016
Dal 3 dicembre 2015 al 17 febbraio 2016
Dadamaino. Opere 1958-2000
A arte Invernizzi
via D. Scarlatti 12, Milano
Orari: da lunedì a venerdì 10.00 – 13.00 15.00 – 19.00, sabato su appuntamento
Info: info@aarteinvernizzi.it