E’ enorme l’interesse di AVL nel guardare al corpo umano come ad una serie di sistemi meccanici. Ecco spiegata la programmaticità di una esibizione da museo di scienza dove i processi fisiologici del corpo umano sono palesati dalla presentazione di molti disegni e modelli anatomici giganti di una vagina, un pene, un retto. Ad illustrare con un filo di ironia la medesima sorte che lega il mondo delle cose e quello degli esseri soggetti ad una funzione.
AVL manca forse di non rendere ancora più spettacolare questa “lezione”. Le parti anatomiche, i diagrammi e le sezioni non costituiscono una experience come nei musei scientifici, ma sono imposti verticalmente come forme totemiche.
Bellissima e a tratti inquietante la serie di articoli da palestra re-inventati da AVL ed esposti ai piani superiori: un grande schieramento di attrezzature che cromaticamente rompono il nitore dello spazio, creando un’atmosfera surreale da stanza delle torture. Anche se, dopo i primi lavori di Matthew Barney, è davvero difficile dire qualcosa di nuovo rivisitando attrezzi ginnici.
Sempre al piano superiore, sono esposti utensili di legno come piatti, bacili, bicchieri, dall’aspetto grezzo ma dalle forme levigate che, nel loro apparire come artigianato popolare ,dicono in realtà molto di più sull’intenzione di AVL di dare nuova vita e consistenza materica al proprio progetto di conviviale utopia.
Fra i lavori in mostra delude la serie Michelangelo. Già dal cortile della galleria si possono incontrare sculture in vetroresina, che ricordano gli omini di gommapane che si facevano sui banchi di scuola. Nella galleria le anonime figure assumono pose ironiche ed erotiche: alcuni sono impiccati, altri conducono lavori incompressibili, altri ancora sono impegnati in fuzioni orgiastiche. Certo non per caso gli artisti di AVL hanno scelto di chiamare Michelangelo i manichini, come a rimarcare la loro intenzione di riformare e di centralizzare la figura dell’uomo, fino a creare il progetto di comunità dove i rapporti tra i vari individui che la compongano si fanno immediati e ricreativi. Peccato però che tutta questa vitalità (almeno sulla carta) non filtri nei lavori esposti. Dove, ad esempio, un lavoro di grande impatto come The Mini Biogas Installation, composto da diversi manichini che suggono liquidi e li vomitano, in realtà non sia in funzione, quindi immobile e senza vita.
riccardo conti
mostra visitata il 17 febbraio 2004
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caspita che sollecitudine...in genere ci mettete almeno una settimana a recensire...