Yasumasa Morimura (classe 1951) parte dalla tradizione dell’antico teatro giapponese e arriva fino ai giorni nostri. Fino a diventare egli stesso maschera. Se nel teatro kabuki vi era una specifica figura maschile, l’onnagata, deputata ad interpretare i ruoli femminili, il fotografo di Osaka torna a questa vecchia tradizione investendola di nuovi significati, estremamente attuali. Dove la perdita d’identità e di ruolo sono all’ordine del giorno. Dove le differenze si fanno sempre più labili e inconsistenti, fino a scomparire. E la fotografia, arte della documentazione, registra tali cambiamenti, facendosi ancora una volta testimone di una situazione culturale e sociale ma anche di una condizione specificatamente personale. La caduta di ruoli, dunque, la mancanza di definizioni, e infine l’omosessualità dell’artista.
Morimura reinterpreta grandi icone del passato dimostrando l’impatto che hanno avuto sulla cultura di massa e sulla sua stessa formazione. Il divismo diventa in fretta luogo comune e il fotografo dimostra, spesso con sottile sarcasmo, come i confini siano sempre più sottili. Come la finzione e la costruzione siano nella vita esattamente come nella fotografia. Filo rosso della nostra realtà, sempre più posticcia e stratificata. Molteplici livelli si intrecciano per costruire una persona, un personaggio, un mito. Finzione su finzione. Morimura finge di essere un’attrice di un famoso film o Frida Kahlo nei suoi dipinti più noti. E la distanza tra realtà e non-realtà diventa abissale.
A Milano una serie di immagini in bianco e nero, forse meno provocanti ed esplicite della celebre Marilyn di Playboy ma altrettanto interessanti, mostrano il fotografo sotto molteplici vesti. Icona della femminilità occidentale, attrice e femme fatale, Morimura gioca con sé stesso e con l’immagine di sé. Uomo o donna non ha nessuna importanza. Ogni definizione è negata. Una luce teatrale, a volte drammatica, gli illumina il volto, spesso in primo piano. Trucchi, parrucche e reggicalze creano un universo di luoghi comuni e descrivono esattamente l’immaginario stereotipato del mondo occidentale. Yasumasa Morimura lo indaga con ironia e disincanto travestendosi e nello stesso tempo mettendosi a nudo di fronte allo spettatore.
francesca mila nemni
mostra visitata il 23 maggio 2006
A settembre, appuntamento a Forlì per la decima edizione di Ibrida: il festival di arti intermediali ospita il Leone d’Oro…
A Fanano, una nuova opera di Michele Ciacciofera si inserisce nel paesaggio come una fragile presenza spirituale: intervista all'artista e…
L'Umbria rende omaggio al Maestro campano della Transavanguardia, con due mostre alla Galleria Nazionale di Perugia e alla Rocca Albornoz…
Nelle sale dell’Ala Nuova della Pinacoteca Comunale di città di Castello, in Umbria, la mostra di Armando Fettolini e Lorenzo…
Nel 1998 fu protagonista di una mostra alla Royal Academy of Arts di Londra. Quest'autunno, la raccolta straordinaria di Au…
Dalla Casa Museo Boschi Di Stefano all’ex Cinema Orchidea, il Comune di Milano cerca nuove progettualità per rigenerare il patrimonio…
Visualizza commenti
a me piace la gallerista!!
tutto ciò che fa è divino... sublime e iki