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Milano) continua a prendere spunto e ispirazione dalla scienza. Planetario è una ricostruzione del sistema
solare che, partendo dal sole-pallone da basket all’ingresso, riporta alla
stessa scala distanze e diametri dei pianeti nello spazio esterno alla
galleria, fino a collocare un plutone-granello di sabbia a 1.300 metri di
distanza.
All’interno, svariati oggetti e oggettini evocano le loro
minuscole componenti, spostando la rappresentazione dal piano estetico a quello
materiale. Soldatini di piombo e palloncini gonfiati, laser, fotocopiatrici,
magneti, luci al neon e a svariati altri gas danno vita a un curioso bazar
periodico, a cui si accompagna il libretto Novantadue, in cui l’artista narra le origini degli
elementi in una personale cosmogonia.
L’universo viene così espresso dai suoi microscopici
mattoni, i 92 che si trovano in natura – rispetto ai 118 che formano il sistema
periodico – rappresentati da oggetti d’uso quotidiano o industriale che ne
sfruttano le proprietà per le loro caratteristiche funzionali. Come nel caso
dell’azoto, usato nei binocoli per impedire l’appannamento delle lenti, e addirittura
dell’uranio, che – oltre a essere combustibile per i reattori nucleari – viene
utilizzato in modiche quantità per colorare il vetro. In alcuni casi, qualora
non fosse possibile individuare una materializzazione oggettuale dell’elemento,
lo si evoca, come nel caso del cesio, la cui costante del salto dell’elettrone
dà la misura esatta del secondo, ed è così rappresentato dal suono di un
metronomo.
Chiude l’esposizione Lavagne, disegno a gessetti colorati su tre
pannelli di ardesia, che riporta le fasi dell’origine cosmica degli elementi dalla
primordiale esplosione del big bang, alla loro differenziazione e diffusione
nell’universo.
Va riconosciuta a Rubbi un’inventiva accattivante, in
grado di dare corpo a idee effimere, concretizzandole in modo piacevole e
suggestivo. Ciascuno dei suoi progetti sembra originarsi da piccole intuizioni,
che rimescolano porzioni del quotidiano rinnovandone la percezione. In
particolare, le sue trovate d’ispirazione scientifica realizzano
rappresentazioni simboliche e sentimentali della natura e delle sue leggi.
L’unica nota dolente rispetto alla freschezza delle sue
sperimentazioni? Il prediligere semplicità troppo confortanti, accontentandosi
di rispecchiare sistemi “stabili” e mansueti, rischiando peraltro di cadere in un
piglio eccessivamente didascalico. Ci si augura che le sue opere possano
guadagnare complessità, iniziando a farsi carico anche dei paradossi della
scienza, delle sue vertigini e contraddizioni.
Magari affrontandole con lo stesso incedere leggero, ma
facendo vibrare un po’ più fortemente la terra sotto i piedi dello spettatore.
Rubbi alla Fondazione Pomodoro
Rubbi e Sabina Grasso da Guenzani
stefano mazzoni
mostra visitata il 17 settembre 2010
dal 17 settembre al 17 ottobre 2010
Matteo Rubbi
Studio Guenzani
Via Eustachi,
10 (zona Porta Venezia) – 20129 Milano
Orario: da
martedì a sabato ore 15-19.30; mattina su appuntamento
Ingresso
libero
Info: tel. +39
0229409251; fax +39 0229408080; info@studioguenzani.it; www.studioguenzani.it
[exibart]
ma una mostra così come la segui, col comunicato stampa in mano?! e se si ha bisogno di un foglietto esplicativo,che senso ha tutto ciò?!
I pianeti, il sistema solare, gli oggetti, ok è un fatto colto ma inefficace (inutile) se per farlo uscire dalla sua fissità dev’essere raccontato! A quel punto meglio una “storia scritta” o un video! Intellettuali dell’arte, voi che avete condannato a morte la pittura , cosa dite davanti a cotanta pesantezza ?!
ma viva, viva diecimila volte viva Laurina Paperina!!