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24
dicembre 2008
fino al 18.I.2009 Hidetoshi Nagasawa Milano, SpiraleArte
milano
L’ispirazione legata a un aneddoto poetico e a un pensiero scultoreo forte e radicato. Nagasawa torna alla sua “culla” italiana. Dove il furto della bicicletta con cui attraversava il mondo lo convinse a una sosta. Che dura dal 1967...
Due metri e mezzo di marmo di Carrara per settecento chilogrammi di peso. E un’incredibile leggerezza, quasi un’impalpabile volatilità, la stessa delle farfalle che Hidetoshi Nagasawa (Tonei, 1940; vive a Milano) racconta essere uscite dalle casse di legno dei blocchi di marmo grezzi che giacevano nel suo studio.
La personale milanese, figlia di questa suggestione divenuta ormai teoria, riunisce la “colonna arborescente” Albero di farfalle e una quindicina di lavori di carta e collage. Su tutti i materiali, senza discontinuità, i medesimi segni di quelle azioni “concettuali” e incisive che sgusciano la polpa organica della scultura, accompagnate da uno spirito geometrico e progettuale sempre all’erta. Nagasawa sembra voler articolare una melodia nei suoi strumenti da lavoro – siano essi metalli, carte o pietre dure – sospendendo le forme in un istante e assestandole grazie a una perfetta conoscenza della statica.
La scultura diventa la controparte pratica di una “filosofia del fare” Zen, che vede nella figura dell’albero di farfalle una presenza medianica, tra il radicamento del mondo al suolo e la sua scomparsa repentina. Il richiamo metaforico al vegetale fa assomigliare il marmo a un coagulo di energie vitali che aggregano, forzatamente, le otto porzioni marmoree in un unico fascio. Mentre il minimalismo e la riconoscibilità quotidiana delle forme danno fondo a un immaginario leggero e simbolico.
Nell’ultima produzione di Nagasawa agisce il pensiero scultoreo del “ciclo antigravitazionale”, in cui il giapponese sfida le leggi fisiche degli equilibri per sostituirle con coesioni interiori, che disciplinano il “tenersi insieme” degli oggetti e degli elementi scultorei. Tutt’intorno uno spazio sul crinale tra il mentale e il fisico, in cui si struttura il controllo dei pesi e dove la concisione delle linee converte il semplice stato delle cose in composizione.
Nagasawa non rimane però indifferente all’identità storica e biografica dei materiali che coinvolge nel lavoro artistico; ne indaga piuttosto le nature, ne asseconda le traiettorie e le tangenze. Accostando sapienza orientale e occidentale, e mettendo a frutto la sinergia con le avanguardie milanesi a cavallo tra gli anni ‘60 e gli anni ‘70 (Fabro, Nigro, Castellani), lo scultore ricava un segreto espressivo che si nasconde nell’intima dismisura tra l’asettica perfezione geometrica dei volumi e un messaggio emotivo forte, che filtra dai loro pori.
Anche nei lavori su carta, e nei collage con rame e acidi ossidanti, si registra un dinamico “equilibrio precario”, impossibile e insieme perfetto e imperituro.
Alla prova la “scientificità poetica” degli studi volumetrici e dei concetti spaziali, in una perfetta compresenza di disegno, progetto e scultura.
La personale milanese, figlia di questa suggestione divenuta ormai teoria, riunisce la “colonna arborescente” Albero di farfalle e una quindicina di lavori di carta e collage. Su tutti i materiali, senza discontinuità, i medesimi segni di quelle azioni “concettuali” e incisive che sgusciano la polpa organica della scultura, accompagnate da uno spirito geometrico e progettuale sempre all’erta. Nagasawa sembra voler articolare una melodia nei suoi strumenti da lavoro – siano essi metalli, carte o pietre dure – sospendendo le forme in un istante e assestandole grazie a una perfetta conoscenza della statica.
La scultura diventa la controparte pratica di una “filosofia del fare” Zen, che vede nella figura dell’albero di farfalle una presenza medianica, tra il radicamento del mondo al suolo e la sua scomparsa repentina. Il richiamo metaforico al vegetale fa assomigliare il marmo a un coagulo di energie vitali che aggregano, forzatamente, le otto porzioni marmoree in un unico fascio. Mentre il minimalismo e la riconoscibilità quotidiana delle forme danno fondo a un immaginario leggero e simbolico.
Nell’ultima produzione di Nagasawa agisce il pensiero scultoreo del “ciclo antigravitazionale”, in cui il giapponese sfida le leggi fisiche degli equilibri per sostituirle con coesioni interiori, che disciplinano il “tenersi insieme” degli oggetti e degli elementi scultorei. Tutt’intorno uno spazio sul crinale tra il mentale e il fisico, in cui si struttura il controllo dei pesi e dove la concisione delle linee converte il semplice stato delle cose in composizione.
Nagasawa non rimane però indifferente all’identità storica e biografica dei materiali che coinvolge nel lavoro artistico; ne indaga piuttosto le nature, ne asseconda le traiettorie e le tangenze. Accostando sapienza orientale e occidentale, e mettendo a frutto la sinergia con le avanguardie milanesi a cavallo tra gli anni ‘60 e gli anni ‘70 (Fabro, Nigro, Castellani), lo scultore ricava un segreto espressivo che si nasconde nell’intima dismisura tra l’asettica perfezione geometrica dei volumi e un messaggio emotivo forte, che filtra dai loro pori.
Anche nei lavori su carta, e nei collage con rame e acidi ossidanti, si registra un dinamico “equilibrio precario”, impossibile e insieme perfetto e imperituro.
Alla prova la “scientificità poetica” degli studi volumetrici e dei concetti spaziali, in una perfetta compresenza di disegno, progetto e scultura.
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simone frangi
mostra visitata il 25 novembre 2008
dal 20 novembre 2008 al 18 gennaio 2009
Hidetoshi Nagasawa – Albero di farfalle
a cura di Walter Guadagnini
Marco Rossi – Spirale Arte
Corso Venezia, 29 (zona Porta Venezia) – 20121 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 11-19.30
Ingresso libero
Catalogo a cura di Walter Guadagnini
Info: tel. +39 02795483; fax +39 02795596; artecontemporanea@spiralearte.com; www.marcorossispiralearte.com
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