Il progetto di
Marina Ballo Charmet (Milano, 1952) nasce nel 2006 da una serie di fotografie scattate al Parco Sempione di Milano. Da qui l’indagine si è estesa per arrivare a toccare i parchi più importanti al mondo. Le aree verdi di Parigi, Berlino, Roma, Londra, Madrid e New York sono diventati altrettanti set dove l’artista ha condotto il suo obiettivo, tracciando i movimenti dei tanti individui che ne attraversano gli spazi. Oggi quelle fotografie tornano simbolicamente alla loro origine, nel parco milanese dove il progetto ha avuto inizio.
Finestre aperte su un universo in bilico tra pubblico e privato, gli scatti di Ballo Charmet inquadrano la realtà quotidiana dei cittadini. Al parco si mangia, si dorme, si balla, si abbandonano le rigide convenzioni per sperimentare nuove abitudini di libertà. Il parco è un’area a statuto speciale: entrandovi si diventa suoi abitanti, si smettono gli abiti da lavoro per riscaldarsi e giocare al sole.
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I luoghi sono racconti in attesa”, scrive dice Michel De Certeau, e Marina Ballo Charmet immortala con video e fotografie alcune di queste storie. Il suo obiettivo rimane immobile, lontano, a spiare con discrezione l’avvicendarsi delle persone, che si muovono come attori incuranti e indisturbati. Lo sguardo rimane periferico, la visione è sfocata. La sua formazione filosofica e psicanalitica ha portato Marina Ballo Charmet a concepire questo lavoro in riferimento allo sguardo dal basso, infantile, e ai concetti di fuori fuoco, di mobilità percettiva e di percezione laterale, “periferica”.
L’effetto è quello di uno spazio dinamico che si sviluppa in una successione di inquadrature, dove ogni fotografia e ogni storia individuale è il frammento di un discorso universale. “
Soggetto delle fotografie non sono le singole persone: il soggetto è il parco, l’abitare il parco; il parco come viene vissuto”, spiega l’artista. L’impressione che ne deriva è quella di un’unica, grande area verde, che oltrepassa i confini nazionali e in cui le differenze tendono ad annullarsi (se non fosse per alcuni dettagli vegetali che rendono inconfondibile, per esempio, il prato selvaggio e bruciato dal sole della Favorita di Palermo).
Alla sera i parchi si svuotano e la storia si conclude. Davanti alla telecamera rimangono solo le ombre create della luce dei lampioni, a fluttuare come fantasmi (
Milano, Parco Sempione, 2006, videoinstallazione).