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Era un deserto al contrario, un cielo notturno illuminato a giorno da stelle cianotiche”. Così Vasco Brondi descrive il capoluogo lombardo nel brano
Nei garage a Milano Nord; così
Velasco Vitali (Bellano, Lecco, 1960) disegna la sua Milano.
Velasco non è un autoctono, uno di quelli che con l’imponenza della Torre Velasca negli occhi ha passato l’infanzia, protetto dallo sguardo vigile della Madonnina. Eppure sembra aver colto la più profonda anima della città. “
Ascolto il tuo cuore, città” scriveva
Alberto Savinio; l’artista lecchese il muscolo vitale di Milano l’ha ascoltato, e l’ha riportato su centinaia di fogli, schizzati, incollati, dai bordi consumati, colorati in ogni modo, con visioni storiche, oniriche, emotive dell’agglomerato urbano.
C’è il “biscione”, simbolo della metropoli, che svetta fiero accanto ai pesci rossi del laghetto dei Giardini pubblici; i biscioni elettrici, i tram che sferragliano rumorosi sul pavé, che si fanno inghiottire col buio dagli immensi depositi sulla circonvallazione. Ci sono gli schermi dei cinema all’aperto, un’immagine rubata a una rivista d’epoca a mostrarci il film e le teste degli spettatori, che da lontano si confondono e diventano tanti punti. Vita e morte s’intrecciano quando quegli stessi segni si trasformano nei teschi che decorano le pareti di San Bernardino alle Ossa, piccolo tesoro al Verziere sconosciuto ai più, che terrorizza le nottate dei bambini milanesi.
I fogli dell’artista invadono lo spazio, le vetrine, disorientano interno ed esterno, in stretta relazione alle parole che Michele Mari regala alla rassegna, in testi che raccontano del mostro assiro-babilonese in marmo bianco che ti accoglie se arrivi col treno.
È un grande omaggio alla metropoli meneghina, quello di Vitali, a una
Milano Fantasma, come recita il titolo della mostra, che si svela agli occhi dello spettatore nei suoi angoli più nascosti. I fogli diventano l’espressione d’immagini che persistono sulla retina dell’artista durante le sue derive psico-geografiche. Un ritratto emozionale della vita urbana, che dona alla frenesia del continuo movimento attimi di sospensione, di respiro, tempo per pensare e meditare sulla propria esistenza in relazione allo spazio.
Per tutti coloro che sostengono che Milano è fredda e senz’anima, che non ha cuore per i suoi abitanti, che pensa solo a correre e lavorare, questa mostra potrebbe svelare una realtà nuova, ammaliante, e impossibile da dimenticare. Da provare, per credere.