La Lapponia è famosa nel mondo per essere la casa
ufficiale di Babbo Natale, o Santa Claus che dir si voglia. Circondato da laghi
ghiacciati e fitte foreste attraversate da gruppi di renne, nello splendore
delle nevi perenni, si può dire che a Babbo Natale manchi solamente il calore
del sole. D’inverno, infatti, in Lapponia scende una lunga notte detta
kaamos, durante la quale il sole non
sorge mai ma rimane sotto l’orizzonte, mandando solamente una fioca luce
riflessa.
Un problema per la popolazione locale, spesso affetta dal
cosiddetto
winter blues o “tristezza invernale”, capace di provocare veri e propri
cambiamenti nel tono dell’umore ed episodi depressivi. E proprio durante una
residenza artistica in Lapponia a
Nikola Uzunovski (Belgrado,
1979; vive a Venezia e Helsinki) è venuto in mente di cercare un rimedio
per il winter blues. Regalare all’inverno buio dei lapponi un sole artificiale
che possa scacciar via depressione e malinconia. Un progetto utopico ma al
contempo realizzabile, un’idea visionaria e poetica che però cerca conferme
nella scienza e nella tecnologia.
Tra i modelli illustri per il lavoro di Uzunovski c’è
sicuramente il celebre sole che
Olafur Eliasson ha installato con
The Weather
Project nel 2003
nella Turbine Hall della Tate Modern di Londra. L’artista slavo porta però il
suo sole fuori dello spazio museale, cercando di farlo splendere direttamente
nel cielo nordico.
E se ci voleva un artista- demiurgo, artefice di un proprio
mondo nuovo e immaginario, per poter pensare così in grande, allo stesso tempo
l’utopia di Uzunovski ha coinvolto scienziati, astrofisici, ingegneri,
architetti, designer. Un vero e proprio laboratorio scientifico allargato che
lavora ormai da anni al progetto e che offre all’artista una consulenza tecnica
per rendere concretamente possibile questa intuizione.
L’idea, nata cinque anni fa, si è infatti sviluppata come
un work in progress che ogni tanto staziona per qualche mese in una galleria o
in altri spazi espositivi (la scorsa estate Uzunovski è stato invitato a
rappresentare la Macedonia alla 53. Biennale di Venezia), occupandone gli spazi
con lavagne fitte di equazioni e calcoli matematici, studi di materiali e
strumentazioni tecnologiche, libri, fotografie.
Un esperimento tra il concettuale e la public art, dalle
forti implicazioni sociali. L’aspetto più importante del progetto è infatti
l’impatto che avrà sulla popolazione locale. Avere finalmente la possibilità di
vedere il sole in un periodo dove questo è solitamente assente influenzerà
positivamente lo stato psicologico della popolazione lappone.
My Sunshine, già dal titolo, è infatti un sogno utopico che mette
l’opera d’arte al servizio del pubblico e che coinvolge ogni possibile
spettatore. Quello di Uzunovski è il sole personale che ognuno vorrebbe al suo
risveglio (senza andare in Lapponia, anche a Milano), fantascienza che speriamo
si concretizzi presto.