Il rapporto tra l’arte italiana e quella fiamminga è sempre stato peculiare: oggi noi consideriamo i diversi momenti figurativi delle Fiandre con grande ammirazione ma anche con colpevole sufficienza considerandoli nel complesso inferiori, ad esempio, al nostro Rinascimento. Eppure, proprio alla metà del Quattrocento una delle opere più importanti di Firenze era il Trittico Portinari di Hugo van der Goes e i ricchi mercanti Arnolfini commissionavano il loro ritratto matrimoniale al grande Jan van Eyck , senza contare della grande fama che avevano in Venezia i famosi “ritratti alla ponentina”, importati nella città lagunare da Antonello da Messina. Questo grande interesse per la pittura fiamminga, che
Oggi è possibile ammirare, nelle sale di Palazzo Reale e della Pinacoteca Ambrosiana a Milano, più di cento opere di maestri fiamminghi e olandesi provenienti dalle collezioni lombarde, a dimostrazione di come la pittura nordica fosse capillarmente diffusa anche nella nostra regione. Tra l’altro la rassegna è una grande anticipazione dell’importantissima iniziativa del curatore della mostra, Bert W. Meijer, che sta redigendo l’imponente catalogo di tutte le opere fiamminghe e olandesi presenti nel nostro paese. Nell’esposizione milanese sono dunque rappresentate pienamente tutte le diverse sfaccettature di questa straordinaria corrente artistica: accanto alle spettacolari nature morte di Aderian van Utrecht e del duo De Ring – Heda ( quella esposta proveniente da una collezione privata è davvero stupefacente) troviamo i riflessi dell’arte “popolare” di Peter Bruegel evidenti nelle opere di Jan Miense Molenar (bellissimo il Giovane Fumatore della Accademia Carrara di Bergamo) o di Gilles van Tilborch, più vicino forse all’arte di David Teniers e, in seguito ai
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