L’arte contemporanea ha come peculiarità esclusiva quella di aver abbattuto ogni genere di confine e di costrizione intellettuale e territoriale. Ogni forma, ogni oggetto, qualsiasi tipo di cultura, tutto può divenire – anzi deve divenire – prodotto artistico ed entrare in un circuito culturale che decontestualizza il singolo oggetto e lo carica di significati simbolici prima del tutto sconosciuti. Inoltre l’impatto dei nuovi sistemi tecnologici e di comunicazione ha avuto un effetto traumatico sul sistema arte, aiutandolo ad abbattere le ultime barriere intellettuali e razziali: stiamo davvero assistendo ad un profondo processo di globalizzazione che avvicina mondi e sistemiculturali originariamente agli antipodi. Come acutamente osserva Maitè Vissault “l’arte contemporanea non si limita più soltanto a riflettere il mondo, ma pretende di avere un ruolo attivo, almeno pari a quello esercitato dal mondo nel processo artistico”. Uno degli artisti che più compiutamente rappresenta questo processo di globalizzazione e di ribaltamento del ruolo dell’arte rispetto alla realtà è proprio Chen Zhen. Scomparso da due anni, l’artista, ha sempre legato la sua poetica sull’ibridismo e sulla multiculturalità. Le sue opere ed installazioni, esposte in questi giorni al Pac, rappresentano da un lato una forte adesione alla millenaria tradizione cinese, dall’altro un’assoluta libertà formale. Esse, infatti, abbattono ogni frontiera culturale, inoculando nel prodotto arte suoni, materiali, forme contrarie ad ogni tipo di tradizione . Eppure, paradossalmente, Chen Zhen è profondamente legato alla sua cultura, alle sue radici: naturalmente sono legami soprattutto di carattere filosofico e intellettuale che, in ogni caso, donano all’opera un afflato spirituale davvero intenso. Per Zhen dunque l’artista può essere paragonato ad un virus che penetra all’interno di un corpo apparentemente sano e gli trasmette il bacillo, positivo, della multiculturalità. Come afferma egli stesso in una delle sue ultime interviste: “[…] Non appena i virus invadono l’organismo umano il sistema immunitario entra in azione: i virus provenienti dall’esterno attaccano gli anticorpi presenti all’interno, quelli più aggressivi finiscono per distruggere il sistema immunitario. Si direbbe la descrizione della posizione dell’artista verso la cosiddetta cultura ufficiale o centrale e dei suoi contributi agli scambi multiculturali.” . Dunque al Pac troviamo sia il volto di Chen Zhen legato alla formidabile ed affascinante tradizione filosofica orientale che l’attenzione dell’artista verso il mondo più sfrenatamente tecnologico: in alcune installazioni infatti egli pare quasi ossessionato dalla pura tecnologia che sembra occupare tutti gli spazi e condiziona profondamente il suo lavoro di intellettuale prima ancora che quello di artista. Questi due mondi che si incontrano danno come risultato un universo affascinante e sconvolgente che sicuramente stupirà.
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luca scalco
mostra visitata il 20 marzo 2003
Chen Zhen-Un artista tra Orientee Occidente
A cura di Jean Hubert Martin
Fino al 18 maggio 2003
Pac Padiglione di Arte Contemporanea, via Palestro 14 – Milano (zona P.ta Venezia)
Orari: 9.30-19.00 tutti i giorni; giovedì 9.30-22.00
Biglietto: intero € 5.20 ridotto € 2.60 scuole € 1.80
Informazioni: 02/76009085 (da lun. a ven.), 02/76020400 (sab. e dom.)
Catalogo gli Ori[exibart]