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fino al 18.VI.2006 | Less. Strategie alternative dell’abitare | Milano, PAC

di - 16 Maggio 2006

Sul concetto di abitare si sono spesi fior fiore d’intellettuali e pensatori. In epoca moderna almeno sin dal Bauen di Martin Heidegger, abitare contrapposto al costruire, meno asservito alla tecnica, per la quale il tedesco non aveva troppa simpatia. È questo il primo concetto che incardina la mostra curata da Gabi Scardi. Il secondo, precipitato nel termine inglese less, fa il verso all’Adolf Loos di Ornamento e delitto (1908), testo dal titolo paradossalmente “ornamentale”, come scrisse Jimmie Durham.
Gli interventi presentati –coniugando arte, architettura “minore” (secondo la definizione di Yorgos Tzirtzilakis) e design– si rivolgono, con una spiccata carica (est)etica, a situazioni di disagio individuale e sociale; e lo fanno in maniera propositiva, con una palese prevalenza del fare sull’interpretare, come sottolinea la curatrice nel corposo catalogo edito da 5 Continents, esplorando i territori della rivendicazione polemica, ma pure quelli della poesia e della giocosità.
Se l’itinerario “fisico” della mostra inizia sin dall’esterno dell’edificio, con l’installazione sonora di Silvio Wolf, che miscela 16 differenti voci in Soglia delle parole (2006), e col progetto in progress paraSITE di Michael Rakowitz, il cominciamento crono-concettuale si deve al reggiseno di Vito Acconci. O, meglio, ad uno dei suoi Adjustable Wall Bra (1990), purtroppo non utilizzabile dal pubblico per ragioni di conservazione.
Tuttavia non mancano occasioni per fruire le opere. A piedi nudi nel nuovo allestimento della Tana dei Wurmkos e nella tenda turco-mongola di Maria Papadimitriou. O più semplicemente la Maxi Capsule Luxus (2002) dell’Atelier van Lieshout, dotata di tutti i comfort, magari dopo esser passati sotto l’Arc de Triumph for Personal Use di Jimmie Durham.

Tutto ciò senza dimenticare le meno “praticabili” prove, fra gli altri, di due precursori di queste tematiche come Siah Armajani (per la prima volta in Italia, il cui lavoro è riassunto in una sua fulminante dichiarazione: “Il principale obiettivo dell’arte pubblica è demistificare il concetto di creatività”) e Krzystof Wodiczko; nonché le “gocce” abitabili dell’olandese Dré Wapenaar, le mappe di Luca Vitone e l’energia dell’autogestione costruttiva stimolata da Marjetica Potrc.
La mostra è senza dubbio interessante e l’ingresso gratuito sta facilitando il successo della rassegna. Tuttavia, o proprio per questo, dobbiamo rammentare ancora una volta l’anomalia milanese quanto a spazi espositivi pubblici (e ad assessore alla cultura, Stefano Zecchi, che si limita a fare il proprio –francamente inutile– intervento in conferenza stampa per poi abbandonare il tavolo senza degnarsi di ascoltare la curatrice e Lucia Matino, direttrice del PAC). Anomalia che nella fattispecie ha comportato, crediamo, anche un certo ritardo nel proporre al pubblico la mostra, già immaginata e descritta da Gabi Scardi in un articolo pubblicato il 4 aprile 2004 sul Domenicale del Sole-24 Ore. Quando ancora non erano state allestite, per citare un paio di esempi che per certi aspetti incrociano le tematiche di Less, Domicile privé/public in Francia e Safe a New York. Continuiamo così, facciamoci del male…

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marco enrico giacomelli
mostra visitata il 4 aprile 2006


Less. Strategie alternative dell’abitare  – A cura di Gabi Scardi
PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea, Via Palestro 14 – 20121 Milano (zona porta Venezia) – Orario: da martedì a venerdì 9.30–17.30; sabato e domenica 9.30–19 – Ingresso libero – Info: tel. +39 0276009085; fax +39 02783330;  segreteria@pac-milano.orgwww.pac-milano.org
Catalogo 5 Continents, pp. 384, € 35


[exibart]

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