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fino al 18.XII.2010 Emilio Vedova Milano, Dep Art
milano
Tra le ultime opere di Vedova, dieci monotipi concepiti con una tecnica complessa, che affonda le radici nella stampa ma crea unicum. Dopo il Guggenheim di Venezia, rispuntano a Milano...
piccola mostra incuneata tra eleganti palazzi liberty di Milano, un giovane
gallerista che tratta pochi ma grandi artisti del Novecento e i dieci monotipi commissionati
dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia nel 2007, già esposti e pubblicati
a Palazzo Venier dei Leoni con il titolo Vedova.
Monotypes. Non opere inedite quindi, ma dall’autografia certificata, tanto
importante in un momento delicato in merito all’attribuzione delle numerose
opere del pittore.
Tecnica
complessa, quella del monotipo, poco prevedibile e raramente usata: Emilio Vedova (Venezia, 1919-2006) la
mise a punto negli anni ‘80 durante i suoi soggiorni statunitensi a Santa
Barbara e a New York e la definì poi nel decennio successivo, quando giunse a
elaborare un proprio personale modus
operandi per realizzare le vetrografie.
Incisione
su vetro quindi – impressa su una particolare carta rigorosamente homemade – ma anche impronta unica e
irripetibile, al contrario delle altre tecniche di stampa: “Tra l’orizzonte della superficie non assorbente, sia questa vetro,
metallo o plexiglas, e il lido cartaceo: il gesto. Ora segno adesso pressione
ma comunque fatto lontano da qualsiasi mediazione”,
scrive Luisa Castellini in catalogo.
Capostipite
dell’Informale italiano, Vedova fu anche un grande sperimentatore, sia nelle
opere di grandi dimensioni (fra tutte, i Dischi
e i Tondi) sia nella produzione
grafica, dove più ricchi sono i riferimenti alle trasformazioni quasi “alchemiche”
della materia, alle compenetrazioni delle zone di colore, al diverso
assorbimento dei pigmenti legati con olio, con tempera o con semplice acqua.
Nei monotipi, all’impronta creata dalla pressione della lastra vitrea, il
pittore sovrappone pennellate che tanto richiamano le sue ultime opere e che,
anche senza conoscere le sue modalità esecutive, rimandano immediatamente alla
potenza della sua arte, all’espressione del movimento e dall’articolazione
nello spazio.
Passò
la vita a Venezia, Emilio Vedova, e da lì poté far proprio un senso coloristico
che la Laguna ha sempre offerto ai suoi pittori; ma fu anche un viaggiatore,
una mente aperta all’internazionalità, sempre coerente con le sue convinzioni
politiche e sempre in contatto con un entourage
di intellettuali, filosofi, musicisti con cui spesso ebbe occasione di
collaborare. Nonostante il carattere difficile, schivo – come sanno talvolta
essere difficili e schivi i veneziani – ma con uno sguardo luminoso e un fisico
possente, tanto possente da preferire le opere grandi, tele a “sua dimensione”.
I
monotipi esposti, di dimensione standard perché prodotti su fogli di carta
interi, non tagliati e tuttalpiù accostati, lasciano quindi aprire un varco
nello sterminato lavoro di Emilio Vedova, lasciando intuire una poetica della
forza e del colore, del segno e del gesto che tanto ha contribuito, in un
recente passato, a inventare e consolidare un nuovo modo di fare pittura.
Con
Louise Bourgeois nella “sua” Fondazione
L’apertura
della Fondazione Vedova
marta santacatterina
mostra visitata il 9 dicembre 2010
dal 18 novembre al 18 dicembre 2010
Emilio Vedova –
Monotipi
a cura di Luisa Castellini
Galleria Dep Art
Via Giuriati, 9 (zona Porta Vittoria) –
20129
Milano, Italia
Orario: da martedì a sabato ore 15-19
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0236535620; art@depart.it; www.depart.it
[exibart]