La galleria di
Federico Bianchi sceglie di mettere in mostra solo l’ultimo periodo
dell’artista e quello relativo agli anni ‘70, anche se l’immensa biografia che
lo precede viene ricordata specialmente dal pubblico delle biennali (come
quella di Venezia e di San Paolo in Brasile, la Documenta di Kassel o la Quadriennale
di Roma).
Altro aspetto
peculiare di Damnjan è la sua attenzione per le dinamiche politico-sociali,
quindi la conseguente critica, velatamente ironica, di cui le sue opere si
fanno portavoce. In Lettura di Marx,
Hegel e della Bibbia alla luce dei fiammiferi, titolo esplicativo della
performance, l’artista intende sottolineare la molteplicità delle
interpretazioni quando si passa dalla realtà teorica alla prassi quotidiana.
Perciò si chiede: è possibile realizzare nella pratica l’idea di qualcuno in
modo assolutamente corretto e integro? Le deformazioni sono giustificate,
necessarie, ma in quale misura?
Proseguendo, si
incontra la serie di Macule, progetto
iniziato con la serie degli Autoritratti
del ’79 in cui, ricongiungendo pittura e Body Art, si dipinge con macchie il
volto per poi fotografarlo. Da qui il passo è breve: le macchie si spostano sugli
oggetti, infine sulle tele. L’intento è quello di distruggere vecchie forme e
funzioni per far rinascere un simulacro che lentamente si ripete, un’azione insieme
profonda e leggera, dipingere con tocchi uguali e sempre freschi, senza ordine,
figure, gestualità.
Concettuale è
anche la serie Disinformazioni, che
Damnjan descrive così: “Con il gruppo di
opere dal titolo ‘Disinformazione’ ho voluto demistificare vari aspetti di
comportamento e di pensiero nell’ambito della cultura che oggi, sempre più,
concorrono alla definizione di miti e false mitologie. Dietro a ciò è possibile
scorgere una strumentalizzazione di tipo socio-politico connessa in modo sempre
più evidente al meccanismo mercantile”. Una tela monocroma grigio topo reca
la scritta “yellow”. Accanto, un
monocromo rosso ospita la frase: “la più
grande catastrofe del XX secolo è la disgregazione dell’unione sovietica nel
1991”.
Il peso della
condizione storico-sociale in cui l’artista si è trovato a confrontarsi ha dato
la luce a una calma riflessione sul potente mezzo dell’arte e della parola; un
campo in cui si trova a giocare e a dialogare in un continuo scambio tra sé e
la cultura, l’altro, il diverso, la storia, i media. Damnjan è in un certo
senso fenomenologo dei nostri tempi: descrivendo ironicamente la realtà, ce la
restituisce sotto false sembianze, lasciandone inalterata l’essenza.
articoli correlati
Damnjan ad Arte Fiera nel 2009
jessica murano
mostra visitata
il 19 dicembre 2010
dall’undici dicembre 2010 al 19 febbraio 2011
Radomir Damnjan
– Ordinedisordine
Federico Bianchi Contemporary Art
Via Imbonati, 12 (zona Maciachini) – 20159 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 14-19
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0341289202; info@federicobianchigallery.com; www.federicobianchigallery.com
[exibart]
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