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fino al 19.II.2011 | Radomir Damnjan | Milano, Federico Bianchi

di - 3 Febbraio 2011
Artista a 360
gradi. Artista, nel senso che porta con sé una spiccata sensibilità, a 360
gradi perché la esplicita con qualsiasi tipo di espressione stilistica. Radomir Damnjan (Mostar, 1936; vive a
Milano) è uno degli artisti delle avanguardie jugoslave più attivi sin dagli
anni ’50. Il suo pregio maggiore è quello di non identificarsi in nessun
linguaggio; anzi, gioca con le molteplici espressioni artistiche, indagando,
curiosando, mettendo sempre a confronto se stesso e il mondo dell’arte che in
quel momento lo circonda.

La galleria di
Federico Bianchi sceglie di mettere in mostra solo l’ultimo periodo
dell’artista e quello relativo agli anni ‘70, anche se l’immensa biografia che
lo precede viene ricordata specialmente dal pubblico delle biennali (come
quella di Venezia e di San Paolo in Brasile, la Documenta di Kassel o la Quadriennale
di Roma).

Altro aspetto
peculiare di Damnjan è la sua attenzione per le dinamiche politico-sociali,
quindi la conseguente critica, velatamente ironica, di cui le sue opere si
fanno portavoce. In Lettura di Marx,
Hegel e della Bibbia alla luce dei fiammiferi
, titolo esplicativo della
performance, l’artista intende sottolineare la molteplicità delle
interpretazioni quando si passa dalla realtà teorica alla prassi quotidiana.
Perciò si chiede: è possibile realizzare nella pratica l’idea di qualcuno in
modo assolutamente corretto e integro? Le deformazioni sono giustificate,
necessarie, ma in quale misura?


Proseguendo, si
incontra la serie di Macule, progetto
iniziato con la serie degli Autoritratti
del ’79 in cui, ricongiungendo pittura e Body Art, si dipinge con macchie il
volto per poi fotografarlo. Da qui il passo è breve: le macchie si spostano sugli
oggetti, infine sulle tele. L’intento è quello di distruggere vecchie forme e
funzioni per far rinascere un simulacro che lentamente si ripete, un’azione insieme
profonda e leggera, dipingere con tocchi uguali e sempre freschi, senza ordine,
figure, gestualità.

Concettuale è
anche la serie Disinformazioni, che
Damnjan descrive così: “Con il gruppo di
opere dal titolo ‘Disinformazione’ ho voluto demistificare vari aspetti di
comportamento e di pensiero nell’ambito della cultura che oggi, sempre più,
concorrono alla definizione di miti e false mitologie. Dietro a ciò è possibile
scorgere una strumentalizzazione di tipo socio-politico connessa in modo sempre
più evidente al meccanismo mercantile
”. Una tela monocroma grigio topo reca
la scritta “yellow”. Accanto, un
monocromo rosso ospita la frase: “la più
grande catastrofe del XX secolo è la disgregazione dell’unione sovietica nel
1991
”.


Il peso della
condizione storico-sociale in cui l’artista si è trovato a confrontarsi ha dato
la luce a una calma riflessione sul potente mezzo dell’arte e della parola; un
campo in cui si trova a giocare e a dialogare in un continuo scambio tra sé e
la cultura, l’altro, il diverso, la storia, i media. Damnjan è in un certo
senso fenomenologo dei nostri tempi: descrivendo ironicamente la realtà, ce la
restituisce sotto false sembianze, lasciandone inalterata l’essenza.

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Damnjan ad Arte Fiera nel 2009

jessica murano

mostra visitata
il 19 dicembre 2010


dall’undici dicembre 2010 al 19 febbraio 2011

Radomir Damnjan
– Ordinedisordine

Federico Bianchi Contemporary Art

Via Imbonati, 12 (zona Maciachini) – 20159 Milano

Orario: da martedì a sabato ore 14-19

Ingresso libero

Catalogo disponibile

Info: tel. +39 0341289202; info@federicobianchigallery.com; www.federicobianchigallery.com

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