Alla Fondazione Rivoli2 di Milano apre la prima personale italiana dedicata a Marco De Sanctis realizzata in collaborazione con la giovane curatrice Marta Cereda e al supporto di Wallonie-Bruxelles International (W.B.I.).
Marco De Sanctis nasce a Milano nel 1983, dove studia all’Accademia di Brera; nel 2008 si trasferisce a Bruxelles, dove vive ancora oggi e dove si iscrive all’Académie Royale des Beaux-Arts. La sua è una formazione poliedrica e ricca, in particolare studia incisione, tecnica che poi utilizzerà su vari supporti, come la pietra Blu Belgium, qui esposta in due blocchi rettangolari del 2015: To Share (La caduta di Fetone) (10x10x106 cm e 90X50X5 cm).
La mostra è progettata da Cereda e da De Sanctis, dopo un periodo di comunicazione epistolare; l’artista, amante di questo mezzo di comunicazione ormai desueto, scrive le sue idee, inviando spesso anche oggetti per lui suggestivi (ritrovati o per lui importanti in quel momento) in vista del lavoro da svolgere a Rivoli2 e in futuro. Alcuni tra oggetti e lettere sono esposti col nome Script (2013-2016) al primo piano, in 15 teche di plexiglass (33X22 cm) e 4 mensole. A fianco è possibile sfogliare un piccolo libretto di tre copie, rilegato a mano dall’artista e contenente tutta la corrispondenza intrattenuta con Marta fino a quel momento.
Per De Sanctis è inoltre molto importante il concetto di viaggio e di spostamento, che arricchisce e conferisce una storia all’oggetto.
Ma non si tratta di un caso isolato, infatti, l’artista usa questo strumento comunicativo anche al piano seminterrato, dove sono visibili i suoi Refused ProjectS (2011-2016), delle lettere di rifiuto ricevute dalla scuola d’arte di Bruxelles, che Marco modifica, disegna e prontamente rispedisce. Il meccanismo tra i due mittenti va avanti per anni, fino a che la scuola non lo accetta al proprio interno. In fondo il titolo della mostra è “Futuri Interiori”, frutto di un refuso trovato tra le lettere scambiate tra artista e curatrice, la quale si domanda: “il refuso è intenzionale?”. Questo errore, ha portato alla creazione del cuore del progetto esposto, poiché qui non esiste uno scorrere del tempo reale ma soggettivo. Infatti il percorso espositivo, pensato per essere disposto sui tre piani della Fondazione, si articola tra opere site-specific e lavori meno recenti, in un insieme di input suggestivi, ricerca e narrazione.
Uno dei punti sui quali l’artista lavora maggiormente è lo studio dei meccanismi di appropriazione e restituzione e sulle infinite possibilità di lettura delle immagini. Si veda a tal proposito, al primo piano, la serie di Marine: dipinti ottocenteschi e novecenteschi su cui interviene rimuovendo parte dello strato pittorico, sino ad arrivare alla tela grezza. Tramite un processo di sottrazione, interferisce su un’opera del passato – scelta con la consapevolezza del restauratore – per poi entrare in contatto con ciò che sta letteralmente al di sotto dello strato pittorico. Così facendo, va a creare delle figure in negativo, delle sagome di velieri e imbarcazioni, di cieli e nuvole. Una domanda sorge spontanea: gli elementi rimossi esistevano realmente nel dipinto originario oppure sono frutto della sua fantasia creativa? Con questo processo, De Sanctis riflette sullo statuto dell’opera d’arte e sulla sua vita dopo la creazione, dimostrando che l’opera può avere nuova vita. Si veda anche la serie Rain, composta da delle vecchie incisioni a tema religioso rovinate dall’acqua, tratte dal volume Merveilles de l’art religieux; dopo esserne entrato in possesso, averle asciugate e raddrizzate il più possibile, le modifica a mano con disegni di nubi temporalesche e di pioggia, poste sopra il capo dei personaggi, e cancella le didascalie precedenti aggiungendovi il titolo “Rain”. Un altro lavoro appartenente al mondo delle incisioni d’epoca è Labor Omnia Vincit (2012) distribuito al piano rialzato e al seminterrato. Entrando nello spazio di può osservare l’incisione di Eugene Decisy, rappresentante diversi personaggi seduti a una tavola, quasi del tutto rimasta inalterata, se non per l’aggiunta di qualche disegno sul bordo bianco inferiore. Il volto di uno dei personaggi – il ragazzo apparentemente ebbro che volge lo sguardo verso il fruitore – viene ingrandito da De Sanctis con la tecnica della fotoimpressione attraverso un’emulsione ai sali d’argento e l’utilizzo di uno specchio direttamente sul foglio di carta. Ne emerge una sorta di autoritratto, un suo alter ego che sembra guardarci con ironia velata, riprendendo i toni delle opere qui esposte.
Micol Balaban
mostra visitata il 17 febbraio
Dal 12 febbraio al 19 marzo
Marco De Sanctis, Futuri interiori
Fondazione Rivoli2
Via Rivoli 2, Milano
Orari: dal martedì al venerdì 16.00 – 19.00, sabato 15.30 -19.30