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I
tre lavori di Ciprian Muresan
(Dej, 1977; vive a Cluj-Napoca, Romania), che compongono questa personale si
presentano come una riflessione sulla società consumistica in relazione con le
pratiche religiose e culturali.
Ecco
un carrello da supermercato con all’interno una moltitudine di copie de Il
castello di Kafka. Ogni copia è
differente dalle altre: si tratta di edizioni diverse che differiscono per
formato, grafica, copertina e lingua. L’opera non brilla per originalità per il
riferimento a un supermercato della cultura dal quale attingere in maniera
compulsiva e nevrotica; l’atteggiamento consumistico investe anche i prodotti
legati alle pratiche culturali più alte, con l’ossessione di possedere tutte le
edizioni della medesima opera.
Si
sarebbe dovuto considerare che il rapporto tra copia e originale presenta
tratti peculiari per quanto riguarda l’oggetto-libro: non esiste un originale
vero e proprio, all’infuori dell’iniziale testo manoscritto o dattiloscritto,
per cui ogni diversa edizione non è semplicemente un involucro allettante e superficiale,
ma una forma culturale essa stessa, parte integrante del libro.
La
seconda opera risulta più complessa e riuscita. Su un tavolo è posta una serie
di libri con la rilegatura tagliata. La copia originale è stata rovinata,
tuttavia sono state fatte delle aggiunte e delle modifiche significative. Sono
stati inseriti dei disegni e il libro ha ricevuto una nuova rilegatura.
L’intervento dell’artista crea un nuovo rapporto tra copia e originale, anzi
non si può più parlare di copia originale, ma di originale vero e proprio, e
l’autorialità è tutt’altro che interrotta, come invece afferma il comunicato
stampa, ma riceve una nuova linfa perché all’autorialità dello scrittore si
innesta quella del disegnatore che ha ideato le illustrazioni.
L’ultimo
lavoro ha per oggetto il rapporto tra consumismo e religione cristiana. Si
tratta di un video in cui viene celebrato un battesimo secondo il rito
cristiano-ortodosso, ma al posto di un sacerdote è Babbo Natale a impartire il
sacramento. Il messaggio è qui più complesso di quello che può apparire a una
prima visione: non si tratta di mettere in scena soltanto come il delirio
consumistico abbia intaccato ed eroso la spiritualità e le pratiche religiose,
ma anche di come le pulsioni a consumare e la pratica religiosa si stiano
ibridando, generando una relazione quasi osmotica. La cristianità si è avvalsa
della società dei consumi e nello stesso tempo quest’ultima si è appoggiata a
essa per ricevere una maggior spinta propulsiva.
La
critica della società dei consumi è un tema insidioso. Il rischio di scivolare
nella banalità è alto e l’artista rumeno non sempre riesce a evitare questa
insidia. Tuttavia articola la sua ricerca con esiti, in due opere su tre, non
superficiali.
tre lavori di Ciprian Muresan
(Dej, 1977; vive a Cluj-Napoca, Romania), che compongono questa personale si
presentano come una riflessione sulla società consumistica in relazione con le
pratiche religiose e culturali.
Ecco
un carrello da supermercato con all’interno una moltitudine di copie de Il
castello di Kafka. Ogni copia è
differente dalle altre: si tratta di edizioni diverse che differiscono per
formato, grafica, copertina e lingua. L’opera non brilla per originalità per il
riferimento a un supermercato della cultura dal quale attingere in maniera
compulsiva e nevrotica; l’atteggiamento consumistico investe anche i prodotti
legati alle pratiche culturali più alte, con l’ossessione di possedere tutte le
edizioni della medesima opera.
Si
sarebbe dovuto considerare che il rapporto tra copia e originale presenta
tratti peculiari per quanto riguarda l’oggetto-libro: non esiste un originale
vero e proprio, all’infuori dell’iniziale testo manoscritto o dattiloscritto,
per cui ogni diversa edizione non è semplicemente un involucro allettante e superficiale,
ma una forma culturale essa stessa, parte integrante del libro.
La
seconda opera risulta più complessa e riuscita. Su un tavolo è posta una serie
di libri con la rilegatura tagliata. La copia originale è stata rovinata,
tuttavia sono state fatte delle aggiunte e delle modifiche significative. Sono
stati inseriti dei disegni e il libro ha ricevuto una nuova rilegatura.
L’intervento dell’artista crea un nuovo rapporto tra copia e originale, anzi
non si può più parlare di copia originale, ma di originale vero e proprio, e
l’autorialità è tutt’altro che interrotta, come invece afferma il comunicato
stampa, ma riceve una nuova linfa perché all’autorialità dello scrittore si
innesta quella del disegnatore che ha ideato le illustrazioni.
L’ultimo
lavoro ha per oggetto il rapporto tra consumismo e religione cristiana. Si
tratta di un video in cui viene celebrato un battesimo secondo il rito
cristiano-ortodosso, ma al posto di un sacerdote è Babbo Natale a impartire il
sacramento. Il messaggio è qui più complesso di quello che può apparire a una
prima visione: non si tratta di mettere in scena soltanto come il delirio
consumistico abbia intaccato ed eroso la spiritualità e le pratiche religiose,
ma anche di come le pulsioni a consumare e la pratica religiosa si stiano
ibridando, generando una relazione quasi osmotica. La cristianità si è avvalsa
della società dei consumi e nello stesso tempo quest’ultima si è appoggiata a
essa per ricevere una maggior spinta propulsiva.
La
critica della società dei consumi è un tema insidioso. Il rischio di scivolare
nella banalità è alto e l’artista rumeno non sempre riesce a evitare questa
insidia. Tuttavia articola la sua ricerca con esiti, in due opere su tre, non
superficiali.
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Ingresso libero
Info: tel./fax +39 0226924450; info@prometeogallery.com; www.prometeogallery.com
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