Sedici corpi, sedici menti, sedici messaggi differenti, riuniti sotto un’unica ala protettrice: si identificano con un nome collettivo ed esplicito, The Class of Marina Abramovic.
Provengono dalla School of Art of Braunschwig, Germania, dove la Abramovic insegna dal ’91 Arte della Performance; questo corso è considerato la più prestigiosa fucina della nuova generazione di performers a livello internazionale.
Il titolo del corso è Cleaning the House, “pulire la casa”: prima di iniziare ad imparare e a produrre, prima di diventare artisti, è necessario un radicale e faticoso lavoro di pulizia interiore, una lunga preparazione del corpo e dello spirito che porta l’allievo ad uno stato di “tabula rasa”, che lo rende in grado di riconoscere le pulsioni più profonde del proprio spirito e di accogliere le sottoli sollecitazioni del mondo interiore, in modo da divenire, con la costanza di un duro allenamento fisico e di una grande concentrazione mentale, malleabili alla volontà del proprio estro. Bisogna
Ognuna delle sedici azioni, ognuna delle sedici “case”, pur visibilmente legate ad una matrice comune, presenta le sue caratteristiche, le diverse personalità di chi l’ha progettata: indagine spirituale o denuncia politico-sociale, dialogo con il pubblico o chiusura solipsistica, creazioni in movimento o stasi assoluta, utilizzo del suono o comunicazione silenziosa, allargamento agli oggetti e allo spazio o intervento esclusivo sulla propria persona.
Evidente è il livello di impegno e di abnegazione che questi ragazzi dedicano all’arte, evidente è il modo in cui hanno recepito l’insegnamento di Marina, che ha insegnato loro a farsi carico delle ingombranti responsabilità che implica l’essere artisti. Essi sono quindi consapevoli di quanto il loro intervento può in potenza modificare la coscienza dello spettatore, come di quanto il corpo usato non sia più il loro lungo la durata della performance, ma dedicato e temporaneamente immolato alla fruizione di chi vede/ascolta / vive intorno. Ancora in una fase di sperimentazione su se stessi, l’impatto che questi giovani artisti riescono a dare non raggiunge i livelli di coinvolgimento estremo e di shock emotivo a cui è arrivata la loro maestra, però ognuno ha una sua forza espressiva peculiare e già palpabile.
Da notare come caratteristica del corso di quest’anno, più della preponderanza di allievi provenienti dall’area geografica germanica e balcanica, dovuta principalmente alla collocazione fisica della scuola e alla provenienza di origine dell’artista, la schiacciante superiorità numerica di donne, come se l’attrazione verso questa particolare forma di espressione fosse attualmente più accentuata nelle coscienze femminili.
Prendiamo nota di queste giovani firme, non è improbabile, anzi, è auspicabile, che le ritroveremo nelle prossime mostre negli spazi espositivi del continente più sensibili a questa forma d’arte tanto estrema quanto ormai tradizionale del panorama artistico contemporaneo.
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