Un grande lenzuolo bianco nel mezzo delle più belle piazze di Italia. Oppure sulle spiagge, o sui marciapiedi di metropoli come Tokyo e Miami. E’ il segno distintivo del lavoro di Marco Lanza (Firenze, 1957), che davanti a questo neutro e immacolato paravento ritrae semplicemente la gente che passa. Un’idea elementare, ma la cui semplicità lascia trasparire la sensibilità dell’artista nel cogliere la poesia e la bellezza della quotidianità. Vestiti di colori sgargianti, che risaltano contro il freddo asettico del bianco, i protagonisti sono signori e signore infagottate, bambini spensierati che giocano a rincorrersi: tutti personaggi anonimi che vivono la loro vita e sembrano non accorgersi dell’obiettivo.
La mostra è un’occasione per guardare alla vita di tutti i giorni con uno sguardo diverso. Le ventiquattro fotografie esposte colpiscono per la loro schiettezza e limpidezza. Si tratta in realtà solo di una piccola parte di un progetto che si compone di migliaia di scatti, colti in diversi paesi del mondo in oltre cinque anni di lavoro. Il fondale bianco annulla le differenze geografiche: le immagini riprese in America potrebbero si confondono con quelle scattate in Italia, ipotizzando l’esistenza di una grande città globale, congelata in un eterno presente. Non ci sono le modelle anoressiche splendidamente ritratte da Helmut Newton,ma uomini e donne normali, non particolarmente belli o eleganti, un po’ irreali sullo sfondo candido che li rende protagonisti indiscussi dello spazio fotografico, come un nuovo originale varietà.
Lanza ha una formazione da autodidatta, iniziata nel 1978. Negli anni Novanta ha collaborato per riviste come Vanity, Elle e Max oltre che per case discografiche, occupandosi di personaggi dello spettacolo e della cultura. Oggi viaggia spesso e i suoi lavori appaiono su testate come il Sunday Times, Die Zeit e Colors.
Il fotografo sostiene di “provare una profonda simpatia per l’umanità” e racconta come l’idea originaria per la creazione di La sfilata gli sia venuta osservando ogni giorno i passanti che percorrono la strettoia che porta a Piazza Pitti, vicino al suo studio fiorentino.
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vera agosti
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