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fino al 19.XI.2005 | Maurizio Mochetti | Milano, Galleria Giò Marconi

di - 12 Ottobre 2005

È un gesto coraggioso proporre una personale di Maurizio Mochetti (Roma, 1940) a così breve distanza temporale dopo la grande antologica curata da Germano Celant e Filippo Trevisani al Palazzo Ducale di Sassuolo. Era la fine del 2003 e in quell’occasione venne pubblicata anche una corposa monografia sull’artista romano per i tipi di Skira. Ed è notizia piuttosto recente l’acquisizione da parte del Comune modenese del bolide mochettiano, che sarà installato in una sala al piano nobile, col motore sempre acceso durante l’orario di apertura degli uffici. Il che suscita qualche imbarazzo ai conservatori, ma l’arte contemporanea ha le sue esigenze e pure le sue manìe.
In ogni caso, come si diceva, non dev’essere stato semplice studiare una mostra come quella milanese, dalla quale comunque esce soddisfatto anche chi quella retrospettiva l’aveva vista. Poiché in un certo senso e in parte ne può gustare i retroscena, il laboratorio alchemico che diede vita agli oggetti tecnomagici che abitavano le sale affrescate. Mentre da Marconi le pareti sono rigorosamente bianche, nel più classico stile white cube. Il luogo più adatto per il prototipo del Bluebird CN7 (1996/2002), l’auto da record di velocità col motore rombante e il paracadute aperto e svolazzante.
Ma prima di giungere al bolide, il viaggio sarà lungo e articolato, colmo di sorprese com’è consuetudine nell’allestimento scenografico di Mochetti. Ovviamente non mancano i raggi laser, emanati nelle due direzioni lungo l’asse dell’aereo sospeso al soffitto in Baka con punti laser (1976/2005). Ancora Forme piene e laser (1987/2005), poi il risveglio improvviso dovuto al tentativo di volo del Gee Bee (1983/2004).

Tentativo poiché il piccolo velivolo è ancorato alle pareti tramite piccoli cavi neri, improvviso perché l’accensione dei motori è casuale, come a voler sorprendere quegli stessi cavi. A tratti pare di assistere all’opera di uno Scarpitta neotech, anche se i carri armati di quest’ultimo erano più recenti del modello di questo aereo, risalente al 1932.
E sulla scia degli accostamenti, stavolta linguistici, come non pensare all’invasione ormai stucchevole degli animali del Cracking Art Group quando ci si imbatte nella schiera dei Pinguini (1987/2005)? In realtà si tratta di aerei Bachem Natter BA 349 B del 1944, mimetizzati -si fa per dire- nelle maniere più inaspettate. Si dice che sia un metodo gestaltico: cosa ne avrebbe pensato Gaetano Kanisza?

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Maurizio Mochetti
Galleria Giò Marconi
Via Alessandro Tadino 15 – 20124 Milano
Orario: da martedi a sabato 10,30-12,30 e 15,30-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0229404373; fax +39 0229405573; info@giomarconi.com; www.giomarconi.com


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  • come al solito morimura non sai niente! la prima data è quella del progetto, la seconda è la realizzazione...

  • caro m.e.g.
    non è un atto di coraggio presentare una mostra di lavori ri fatti (vedi la doppia data)...un atto di coraggio sarebbe stato spingere il nostro a superarsi...

  • ah ah, "bravino"! suona come carino, smart et similia... che splendido bagaglio lessicale hai morimura, i miei più sentiti complimenti.
    comunque, quando sarai in grado di apprezzare lo humour sottile ne riparliamo, sarà un piacere ancor più gustoso. ma nulla a confronto col momento in cui scoprirai la tua identità cela(n)tissima...

  • vedi m.e.g., sei bravino, scrivi bene e fai molte citazioni colte, ma ti manca un po' di senso critico...fare una mostra a Milano dopo una per quanto curata da Celant nella "lontana" Sassuolo non è un gran gesto di eroismo ma una semplice operazione di mercato, specie quando avviene dopo così poco tempo...ci sta per l'amore del cielo...ma allora quanto a eroismo la palma va al Ponte di Roma che anticipò la retrospettiva puntando su un artista tanto bravo quanto allora ingiustamente trascurato, e senza l'avvallo di nessun professore...non trovi?

  • ohi scienzato nucleare, me la spieghi tu la novità di un lavoro pensato vent'anni fa e realizzato solo oggi?

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