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fino al 19.XI.2006 | Arturo Tosi | Busto Arsizio (va), Palazzo Marliani Cicogna

di - 3 Ottobre 2006

A cinquant’anni di distanza dalla scomparsa del suo illustre cittadino, la città di Busto Arsizio rivaluta l’opera di Arturo Tosi (Busto Arsizio, 1871 – Milano, 1956). Le due città più amate dall’artista -Busto, che ne vanta i natali, e Rovetta, piccolo paesino della bergamasca scelto da Tosi come rifugio per le vacanze- hanno infatti deciso di rendere omaggio all’artista con due rassegne, una per città, (quella di Rovetta si è da poco conclusa), allo scopo di rendere il giusto riconoscimento a un talento che, a suo tempo, non fu apprezzato.
Una personale, quella curata da Giuseppe Pacciarotti e ospitata nelle sale di Palazzo Cicogna, che documenta, con settanta opere, il percorso espressivo della lunghissima stagione creativa dell’artista: dalle esperienze post-scapigliate di fine Ottocento, alle opere di inizio Novecento, dove la forte accentuazione cromatica sovrasta sul disegno. Dagli anni Venti, profondamente influenzati dalla lezione di Cèzanne, fino agli anni Cinquanta e ai capolavori della maturità, caratterizzati da un’emozionante e assoluta libertà stilistica.
I soggetti prediletti da Tosi sono sempre paesaggi, luoghi sereni e amati, nonché unica fonte d’ispirazione dell’artista. La mostra, suddivisa in diverse sezioni, raggruppa le opere secondo i soggetti: da I luoghi dell’anima, che raccoglie i dipinti delle campagne di Rovetta (dove oggi il pittore è ricordato come una figura leggendaria), alla Val Seriana e alla riviera ligure, agli inquietanti ulivi del lago d’Iseo, alle vibranti atmosfere di Venezia. Ciò che contraddistingue la pittura di Tosi è proprio il suo profondo rapportarsi alla natura, una natura agreste, caratterizzata da campi, montagne, cascine e luoghi fatti di umori di buona terra, come li definì Roberto Longhi nel 1956.
Svincolata dai legami accademici, la pittura di questo artista segue una personale inclinazione che esula dall’Impressionismo lombardo, per sfociare quasi nell’Espressionismo. Certo, come gli Impressionisti, anche Tosi amava ritrarre il paesaggio direttamente, en plein air, eppure l’opera di questo pittore non può dirsi impressionistica in senso stretto. Ciò che interessava Tosi non era tanto trasmettere l’immediatezza della visione, quanto la possibilità di potersi immergersi nel paesaggio alla ricerca di un rapporto emozionale ed empatico con la natura stessa, riuscendo così ad estrarre dal mondo esterno un’immagine di tipo contemplativo. I suoi quadri non sono riproduzioni illusionistiche della realtà, quanto immagini interiori ricreate nell’immaginazione del pittore, che preferisce trasmettere sulla tela la sua peculiare interpretazione estetica ed emotiva del reale.
La libertà delle prospettive e l’audacia dei colori rendono unica la visione pittorica di Tosi. A caratterizzare il suo particolarissimo stile è infatti l’accentuazione del colore, steso sulla tela con un impasto dallo spessore così denso da risultare addirittura tangibile. Ma è la luminosità a rendere moderno questo artista “georgico”, la cui abilità consiste nella capacità di usare il colore come una naturale espressione della forma, nonché come ricerca stilistica della luce, resa attraverso l’accostamento dello stesso elemento cromatico, dosato però su gradi di intensità crescente. Ed è così che la trama coloristica dei suoi dipinti e l’austerità della visione trasformano un semplice paesaggio nel più intimo luogo dell’anima.

roberta vanore
mostra visitata il 23 settembre 2006


Umori di buona terra. I luoghi della pittura di Arturo Tosi
Civiche Raccolte d’Arte di Palazzo Marliani Cicogna
Piazza Vittorio Emanuele II, 2 – 21052 Busto Arsizio (Va)
Orario: da martedì a sabato, dalle 15 alle 19, domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19, lunedì chiuso (possono variare, verificare sempre via telefono)
Ingresso libero
Per informazioni e prenotazioni: Ufficio Cultura: +39 0331.390243, ass.promosport@comune.bustoarsizio.va.it, www.comune.bustoarsizio.va.it
Catalogo: Litostampa, Istituto Grafico – Bergamo, a cura di Giuseppe Pacciarotti


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