16 novembre 2009

fino al 19.XII.2009 Stefano Arienti Milano, Studio Guenzani

 
Tatto, vista, udito e pure olfatto. Questi i sensi sollecitati dalla fantasia di un artista simbolo degli anni ’90. La sua ricetta: una propensione antica per l’esplorazione della natura...

di

Tornano a suonare costanti le note di Stefano Arienti (Asola, Mantova, 1961;
vive a Milano),
segnando una tappa importante per la sua maturazione artistica.
Con la raffinatezza che lo caratterizza, intraprende una
nuova e instancabile sperimentazione sui materiali (carta millimetrata e teloni
antipolvere copri-ponteggio), trait d’union di tre esposizioni pressoché
contemporanee (Arte In-percettibile al Palazzo Ducale di Mantova, Spirito a Santo Spirito in Saxia a Roma e
la personale allo Studio Guenzani); materiali piegati oltre il loro confine e
utilizzo comune, in una reinterpretazione che dialoga con la natura,
l’architettura, lo spazio e la luce.
La carta millimetrata, supporto dei tre disegni ad
acrilico, provoca subito una dissonanza, un fraintendimento ricco di
significati; infatti, l’attesa di trovarsi di fronte a un disegno
tecnico-architettonico è tradita da una rappresentazione floreale di fine
fattura. La ninfea, l’ibisco e il fiore rosa si adagiano sul materiale
cartaceo, asettico e privo di grazia, come se si trattasse di un delicato
tappeto erbaceo. Una nuova funzionalità viene quindi a esprimersi grazie alla
sottile operazione di straniamento.
Stefano Arienti - veduta della mostra presso lo Studio Guenzani, Milano 2009
Il climax trova il suo apice nella sala principale, dove
il bianco delle pareti e il parquet chiaro della galleria si disperdono in un
bosco dorato di robinie, salici, ulivi e sambuchi, frutto di un accurato studio
del territorio agronomo lombardo (per il cortile di Santa Croce a Mantova
sceglie invece l’ailanto, l’albero del paradiso, ispirandosi agli arbusti
incontrati al Parco Lambro).
Le dimensioni imponenti dell’installazione avvolgono lo
sguardo e stimolano i sensi: i teloni di plastica si trasformano in preziosi
arazzi (assonanze con opere precedenti: Alghe, 1986, o Tulipanini, 1998-2003), che mantengono la
semplicità della natura attraverso la soggettivizzazione cromatica (doratura
delle foglie).
Gli effetti luministici generati sono indice di un’azione
in bilico tra il desiderio di rappresentare con precisione la realtà (a Mantova
gli uccellini scambiano il disegno per vero e cercano di costruire un nido tra
i suoi rami; a Milano, di nuovo, ogni foglia è descritta dettagliatamente come
da manuale), assimilabile alla pittura di paesaggio orientale, e quello di
plasmare un universo magico e incantato, guidato da un rapporto intimo con il
territorio.
Stefano Arienti - Fiore Rosa - 2008 - acrilico su carta millimetrata - cm 110x134 - courtesy Studio Guenzani, Milano
Lo sguardo di Arienti accompagna lo spettatore in un
percorso percettivo che si concentra sulla forma come tramite di connessione
profonda tra passato e presente (più evidente nella mostra di Palazzo Ducale),
autenticità della terra e artificio dell’uomo, andando a implementare una
ricerca intrapresa fin dagli inizi della carriera, con lavori come Chimica
organica
del 1988
al Castello di Rivoli.


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a Mantova

eugenia bertelè
mostra visitata il 18 settembre 2009


dal 18
settembre al 19 dicembre 2009

Stefano
Arienti

Studio Guenzani
Via Eustachi, 10 (zona Porta Venezia) – 20129 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 15-19.30; mattina su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 0229409251; fax +39 0229408080; info@studioguenzani.it; www.studioguenzani.it

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3 Commenti

  1. Ecco un esempio di artista molto bravo che avrebbe potuto avere un respiro ancora più ampio ( e forse lo avrà) se non provenisse da un contesto che vive una soggezzione verso lo straniero e l’esotico.

  2. Come autore della recensione segnalo gentilmente un errata corridge: il titolo della mostra di Stefano Arienti a Roma, a Santo Spirito in Sassia, è “Periodo” non “Spirito”. Mi scuso con i lettori per questa imprecisione. Eugenia Bertelè

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