Con
Valerio Carrubba (Siracusa, 1975; vive a Milano) la
disciplina della statistica spaziale assume sempre piĂą i connotati
dell’intimità umana, evitando così l’influsso dell’innovazione tecnologica.
Nuova visuale che consente all’artista l’applicazione formale di procedure
sempre più sofisticate (basti pensare alle rilevazioni-video di quest’ultima
personale milanese, nuova mappa per superfici di soggetti nati sotto il segno
dell’immagine).
L’estensione del raggio operativo
della materia, per Carrubba, richiede quindi un continuo aggiornamento dei
riferimenti biografici della soggettivitĂ ; dati attraverso i quali le misure della
negazione dell’Immagine sfuggono continuamente al dato fisiologico fattuale.
In questa seconda personale alla
Galleria Pianissimo, Carrubba riscrive il proprio testo d’intenti, nascondendo
questa volta una poetica incentrata sulla mera osservazione della fisiognomica.
La locandina/poster per
Body Double #1, ispirata al Grand Guignol, e due olii,
caratterizzati (come da aspettative) dalla simmetria pittorica, fanno parte di
un intenso studio delle relazioni spazio-vita, analizzando diverse implicazioni,
sulla ricchezza delle innumerevoli risorse estetiche e di linguaggio. Il punto
di partenza da cui egli trae supporto, per la descrizione e la formalizzazione
del fenomeno-ritratto, è dunque anche il suo oggetto di studio, formando un
binomio di ricerca sempre in trasformazione (e maggiormente votato al teatro).
La molteplicitĂ dei metodi di
rilevazione pittorica conduce spesso Carrubba a un’osservazione stratificata
piĂą che a una riproduzione dei dati che si presentano come natura sensibile,
dando luogo a diversi tipi di discontinuitĂ narrativa.
La mostra, infatti, scarna e
immersiva, presenta il video
Body Double #1 come centro dell’intera personale.
Nel progetto, peraltro inedito, le immagini del girato si sovrappongono a un
monologo crudele, una drammaturgia dal sapore psicologico tripartita con acume
fra odio e disprezzo nei confronti di un corpo che non appartiene alle leggi
,
un corpo
sottoposto a un lungo percorso di torture, violenze e crudeltĂ che la voce
narrante nel delirio finale infliggerĂ
al corpo proprio, arrivando alla morte attraverso
lo sviamento dei sensi.
La narrazione è lenta, quasi fosse
procrastinata a un tempo nel quale la parola reitera e torna indietro. Gli
screzi imposti ai corpi e la sovrabbondante rappresentazione teatrale della
loro de-strutturazione sono entrambi processi descritti con precisione di
dettagli e colori assoluti, proprio come la pittura chirurgica di dipinti
carrubbiani precedenti, conferendo un’impressione sullo stravolgimento
dell’intelletto.
Per quanto riguarda le parole
usate in
Body Double #1,
il
discorso e i suoi espedienti dialettici sono volti alla ricerca interna
del soggetto piĂą che alla sua
interioritĂ . Ricerca fatta per allontanare la carne e per mortificarla, creando
così la simmetria dell’emozione nata lontana, al di fuori dell’immagine di sé.
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Complimenti ancora per il percorso di ricerca