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fino al 2.II.2011 David Maljkovic Brescia, Massimo Minini
milano
Ad armi deposte, la memoria si altera. Cosa rimane dopo la guerra? Quali sono le nuove connotazioni del monumento storico? Maljkovic medita sull’architettura e sul suo significato progressivo...
opere di David Maljkovic (Fiume,
1973; vive a Zagabria e Berlino) la riflessione quasi ossessiva sulla modularità
dell’architettura e sulla decontestualizzazione di parti di elementi incarna la
base portante sulla quale si sviluppa l’intera produzione dell’artista.
Un’attenzione
quasi morbosa, appunto, rivolta al passato monumentale del suo Paese natale,
quella Croazia post-bellica memore del Costruttivismo socialista e proiettata
verso una seconda chance economica e politica non ancora arrivata. Un Paese in
stallo che, ancorato a un presente partito in corsa e carico di speranze, è
stato messo in discussione a metà strada, voltando le spalle a quel passato
forse più facile da dimenticare.
Un
passato fatto però anche di architetture e monumenti storici che, in alcuni
casi, hanno creato una cesura in quella distesa, talvolta magmatica, generatasi
dalle branchie del regime sovietico. Maljkovic si concentra proprio su questi
filoni, nati fra la metà degli anni ‘50 e i primi anni ‘70 del Novecento, e in
particolare su uno dei primi a vedere la luce a Zagabria fra il 1950 e il 1956,
il gruppo EXAT-51.
Nell’installazione
Images with their own shadows
l’attenzione viene catalizzata sul lavoro dell’architetto Vjenceslav Richter: la macchina da presa ripercorre gli spazi del
museo a lui dedicato, mentre la sua voce accompagna, teorizzando il movimento,
fotogrammi neri alternati a brevi scene che riprendono i volti di alcuni
giovani, inseriti in quei contesti geometrizzanti propri del collettivo. Si
tratta di linguaggi astratti che, riportati all’esterno, si muovono andando a
concretizzarsi in uno schema di forme regolari che incorniciano e si susseguono
per tutta la mostra.
In Retired Form l’attenzione si sposta
invece sul Monumento alle vittime della
Seconda Guerra Mondiale (1968) di Vojin
Bakic: qui Maljkovic torna a meditare, come in passato, sulla mutazione di
attenzione nei confronti dell’oggetto, a prescindere dalla sua valenza storica
o artistica. L’artista è affascinato dalla concezione consumistica del nostro
tempo, e di come questa sia in grado di influenzare la rilettura dei più
svariati significati. Nel caso specifico del monumento di Bakic, l’abbandono e
il degrado in cui giace non rappresenta un disinteresse nei confronti delle
vittime che omaggia, ma l’incapacità di rappresentare (e di emozionare) chi lo
osserva oggi.
Nell’ottica
della rilettura delle forme Maljkovic decide di dare un’ulteriore possibilità a
ognuno di questi monumenti, contestualizzandoli in esperienze del tutto
estranee a quella per cui sono stati ideati, aprendo una discussione sull’uso e
sulla rivalutazione, fra realtà e simulazione.
Alla Fondazione Morra
Greco di Napoli
renata mandis
mostra visitata il 27
novembre 2010
dal 27 novembre
2010 al 2 febbraio 2011
David Maljkovic – Retired
Forms
Galleria Massimo Minini
Via Apollonio, 68 – 25128 Brescia
Orario: da lunedì a venerdì ore 10.30-19.30; sabato
15.30-19.30
Ingresso libero
Info:
tel. +39 030383034; fax +39 030392446; info@galleriaminini.it ; www.galleriaminini.it
[exibart]