Una giovane fotografa russa che ha studiato in Germania diventa miscela l’oggettivismo tedesco e le atmosfere sognanti e romantiche dei Paesi nord-asiatici. Così, tornata nella sua terra,
Anastasia Khoroshilova (Mosca, 1978) inizia un percorso stilistico, concettuale e anche fisicamente geografico che abbraccia i suoi principali anni di produzione, dal 2004 a oggi.
Il suo lavoro segue sempre la stessa impostazione, a metà fra il documentarismo e l’introspezione psicologica. Sempre concentrata sul soggetto umano, l’artista si sposta tra i Paesi dell’ex Unione Sovietica, scovando situazioni tipiche da fotografare e documentare. Non ricerca affatto la particolarità e l’insolito ma, al contrario, il simbolo sociale; così, ogni personaggio non diventa il soggetto d’un ritratto individuale, quanto di una classe o, meglio, di una delle micro-comunità che abitano il territorio.
Khoroshilova li rappresenta con i loro abiti e nel loro ambiente, “patemizzato” sottilmente solo dall’uso del colore, in modo da differenziare i suoi scatti dal taglio foto-giornalistico. Le persone immortalate guardano fisse l’obiettivo; quasi sempre stanno in piedi, con un’espressione seria e consapevole. Si sentono a loro agio, ed è chiaro che sono a conoscenza del fatto di costituire un pretesto: non stanno parlando di se stessi, ma dello strato sociale che in quel momento rappresentano. Quella di Khoroshilova è infatti una ricerca che sta fra arte e antropologia, e che deve molto a quell’ottica sociologica che ha coinvolto maestri come
August Sander.
Si può perciò parlare, nella sua fotografia, di un habitat in senso esteso. È habitat umano il luogo vissuto, contrapposto al concetto di globalizzazione e spersonalizzazione, e colto in un senso di comunione intima con la persona. È habitat il collegamento con gli altri individui – che appartengano alla stessa famiglia o semplicemente alla medesima comunità – e in alcuni casi con gli animali. È habitat l’abito, grazie al quale si sviluppa la personalità e il ruolo d’ogni membro del territorio e con cui ci s’identifica in una serie di stereotipi e fenomeni d’appartenenza.
Per rendere il suo lavoro ancor più manifesto ed efficace, Khoroshilova ricerca i suoi soggetti e i suoi scenari nelle realtà più arretrate, quelle che ancora resistono alla massificazione planetaria. Sono peculiarità culturali che emergono all’interno di Paesi che un tempo facevano parte di un unico Stato; particolarità che l’artista russa ama sottolineare con un’immagine solo apparentemente fredda, ma che in realtà guarda a sentimenti di nostalgia precoce.